"Via Borgogna, Comune inerte". E Brian&Barry fa ricorso al Tar

Il cantiere è ancora lì nonostante le parole di sindaco e assessore

Contestato il cantiere per il parcheggio sotterraneo di via Borgona (Fotogramma)

Contestato il cantiere per il parcheggio sotterraneo di via Borgona (Fotogramma)

Milano, 20 giugno 2017 - Nei fatti è successo che nulla è successo. Le parole pronunciate dal sindaco Giuseppe Sala il 13 aprile scorso, e quelle rilasciate il 18 maggio dall’assessore Marco Granelli, sono rimaste tali. Loro malgrado. E così la Giunta comunale dovrà rispondere di immobilismo davanti al Tar. A trascinare Palazzo Marino al cospetto dei giudici sono la Bbb Spa e la Rose Spa. Esatto, la prima è la società titolare del marchio dell’abbigliamento «Brian&Barry». Ed è proprio la stessa società che, insieme alla seconda, ha già firmato il ricorso che ha convinto il Consiglio di Stato a riportare all’anno zero il contestato cantiere per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo in via Borgogna, cantiere sul quale affaccia il palazzo occupato dalle due Spa. Il ricorso al Tar appena presentato dalle due società è di nuovo relativo al cantiere di via Borgogna.

Il 13 aprile scorso il sindaco dichiarò che per effetto del pronunciamento del Consiglio di Stato quel cantiere doveva essere temporaneamente smantellato. Un mese più tardi poco e nulla era ancora successo ma Granelli, titolare della delega alla Mobilità, su queste pagine, auspicava che l’area fosse liberata «entro fine maggio». Invece sta finendo giugno e il cantiere è sempre lo stesso, via Borgogna quella era e quella è rimasta. Da qui il ricorso di Bbb e Rose Spa, basato su una considerazione e una domanda. La considerazione: un cantiere ha ragion d’essere se c’è un progetto alla fase esecutiva, se c’è un progetto bell’e pronto da cantierizzare, per l’appunto. Ma al momento non c’è alcun progetto di questo tipo.

La già citata sentenza del Consiglio di Stato ha infatti imposto al Comune di azzerare l’iter e ripartire da capo: attualmente c’è solo un progetto preliminare. Poi la domanda. Il sindaco Giuseppe Sala e l’assessore Granelli hanno pubblicamente e chiaramente detto che il cantiere deve essere smantellato fino a nuovo progetto esecutivo. Perché, allora, Palazzo Marino non emana un’ordinanza per chiedere lo sgombero dell’area? Da qui la contestazione inserita nel nuovo ricorso al Tar, nel quale si contesta al Comune di essere - letterale, letterale - immobile e inerte. Granelli, però, non ci sta. E spiega: «Tutto si può dire tranne che la nostra amministrazione sia stata immobile. Abbiamo inviato ai costruttori un’ingiunzione perché mettessero in sicurezza il cantiere dal punto di vista igienico-sanitario, poi, considerato lo stop imposto dal Consiglio di Stato, abbiamo chiesto loro di ridurre significativamente l’area dei lavori, a quel punto i costruttori ci hanno inviato una proposta di arretramento del cantiere che abbiamo respinto perché l’arretramento era davvero modesto e solo giovedì, quattro giorni fa, abbiamo da loro ricevuto una nuova proposta che ora stiamo valutando». «Tutti atti formali» precisa infine l’assessore.

MA la proposta bis dei costruttori è ancora solo in valutazione perché a Palazzo Marino piace poco. Proprio come la prima. Il rischio che le imprese costruttrici giochino a fare «melina», per dirla con gergo calcistico, sussiste.

E la giunta non sembra intenzionata ad usare la mano pesante, a passare ad atti quali le ordinanze. Perché anche queste possono essere ribaltate dalla giustizia amministrativa. E per non “guastare” un rapporto che, con Pisapia sindaco, ha visto i costruttori rinunciare, su richiesta dell’amministrazione, alla costruzione di altri parcheggi pur di mantenere quello di via Borgogna.

giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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