Camici regalati alla Regione, ma non tutti: la Dama ne rimise sul mercato più di 25mila

E per 'rifarsi' della donazione il prezzo sarebbe stato più alto di quello proposto prima a Palazzo Lombardia

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Milano, 13 luglio 2020 - L’attesa è per quello che dirà, se prima o poi vorrà parlare. Filippo Bongiovanni, l’ormai ex dg di “Aria“, la centrale acquisti di Regione Lombardia, ha lasciato l’altro giorno il suo incarico ed è indagato per “turbata libertà nel procedimento di libera scelta del contraente”. È la vicenda della fornitura di camici da parte di Dama Spa, azienda del cognato del presidente lombardo Attilio Fontana, secondo il quale si sarebbe trattato di una donazione.

Solo che analizzando le carte gli inquirenti avrebbero documentato un tentativo della stessa Dama di piazzare sul mercato parte dei camici che non finirono mai a Palazzo Lombardia. Si tratta di 25mila articoli sui 75mila totali che facevano parte della commessa finita sotto la lente della procura: camici che erano stati fatturati da Dama Spa alla Regione ma che poi sarebbero stati stornati, forse proprio per via dell’interessamento dei giornalisti della trasmissione tivù Report alla vicenda, in maniera che figurassero come donazione e non creassero imbarazzo per il conflitto di interessi esistente – e quanto pare di cui erano a conoscenza molti in Regione – per via delle parentele in ballo (una piccola quota della Dama Spa è detenuta dalla moglie di Fontana). Il tentativo di vendere sul mercato i 25 mila camici sarebbe stato insomma un modo per rientrare dalle perdite dovute alla donazione “obbligata“.

I pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas, i che indagano coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, avrebbero anche scoperto che l’azienda di Dini, tramite un imprenditore, avrebbe cercato di piazzare sul mercato quella parte della merce a 9 euro al pezzo, contro i 6 chiesti ad Aria. A trattare sarebbe stato un intermediario di Varese che si sarebbe poi potuto tenere il 10 per cento sull’importo per ogni mille camici piazzati in quelle condizioni.

Secondo i magistrati, questo tentativo da parte di Dama Spa sarebbe stato un modo per rientrare in parte dalle perdite dovute alla commessa da 513mila euro “saltata” per via della sua conversione in donazione. Ma sarebbe anche la prova di come Dama Spa non intendesse affatto donare i camici, ma lo abbia fatto solo dopo l’inchiesta di Report.

 

 

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