Blocchi ai magazzini Lgd Riapre il tavolo delle trattative

L’azienda leader del movimento merci nell’alimentare spariglia le carte e accetta l’invito dei Sì Cobas. "Hanno attuato un ricatto legato all’embargo"

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di Barbara Calderola

Blocchi e sgomberi ai magazzini Lgd di Pozzuolo Martesana, Truccazzano e Vimodrone potrebbero finire presto, l’azienda leader del movimento merci nell’alimentare, braccio operativo della Brivio & Viganò, spariglia le carte e a denti stretti accetta l’invito dei Sì Cobas a ritornare al tavolo della trattativa. Non era affatto scontato, "ma alla fine abbiamo fatto una scelta in linea con la storia trentennale dei nostri rapporti con il sindacato e al di là di posizioni che ci vedono in assoluto disaccordo, alla base della controparte ci sono padri di famiglia, persone che in nome di una prassi sbagliata hanno scelto di perdere tutto quello che avevano", dicono Simona Ubbiali e Daniele Romano delle relazioni sindacali del gruppo logistico.

La prassi da cambiare "è il ricatto legato all’embargo che non permette più all’azienda di lavorare se non accetta condizioni inaccettabili. Una situazione che non ha nulla a che vedere il diritto di protestare, che siamo i primi a difendere. In mezzo, a fare la differenza, c’è la persuasione".

All’ordine del giorno del nuovo tentativo di mediazione c’è un solo punto: la conciliazione dei 45 licenziamenti "per i danni causati dal fermo attività fuori dalla regole che va avanti da agosto e che mette a rischio la tenuta dei bilanci".

Senza contare "i problemi causati ai vicini, soprattutto a Vimodrone: lunedì scorso i magazzinieri hanno bloccato la Padana, cioè fornitori e lavoratori di altre società e non è certo la prima volta".

Si riparte dal punto in cui il dialogo si era bruscamente interrotto a ottobre, "sulla richiesta di 3 milioni e mezzo per chiudere, tra i 70 e gli 80mila euro a testa - ricorda Giuseppe Ghezzi, presidente di Lgd - l’ultima vertenza Fedex per citare un esempio autorevole nel nostro campo si è fermata a 48mila euro per ciascun corriere rimasto senza posto". Posizioni iniziali distanti, ma è quasi scontato, la differenza adesso è che da entrambe le parti c’è la reale volontà di mettere fine a una guerra di nervi che rischia di costare troppo a tutti.

Alla cooperativa che dà lavoro a 1.200 persone e agli operai che da mesi convivono con un punto interrogativo sul futuro. Ma durante l’ultima paralisi a inizio settimana qualcosa è cambiato: "i Sì Cobas hanno avanzato tramite le forze dell’ordine la proposta di incontrarci - racconta Ubbiali - nonostante tutto quello che abbiamo subito in questi mesi, abbiamo accettato. Ma sia chiaro: più blocchi fanno, più la soluzione si allontana". L’accordo tentato dalla prefettura era tramontato "per le richieste esose del sindacato. Abbiamo sempre trattato i lavoratori con i guanti di velluto, ma 3 milioni e mezzo sono fuori dal seminato - conclude Romano -. Questa vertenza è destinata a fare scuola, a marzo il giudice del lavoro valuterà il nostro ricorso contro l’ostruzione a oltranza, per anni nella logistica equiparata allo sciopero, un andazzo che rischia di fare saltare le imprese sotto scacco". L’incontro si terrà la prossima settimana, la data però non è ancora stata fissata.

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