Blessing uccisa dall’uomo che aveva lasciato

A un mese dal ritrovamento del corpo, arrestato George Kyeremeh, inchiodato da riprese e bugie

Le analisi della Scientifica nel luogo del ritrovamento del corpo, a Mazzo di Rho

Le analisi della Scientifica nel luogo del ritrovamento del corpo, a Mazzo di Rho

di Roberta Rampini

Nella rubrica del cellulare l’aveva salvata come “Sweetheart” (tesoro) e quando i carabinieri del Nucleo investigativo di Novara lo hanno ascoltato in qualità di ex fidanzato, ha ripetuto che l’amava. Sarebbe la gelosia il movente dell’omicidio di Tunde Blessing, la nigeriana di 25 anni trovata senza vita lo scorso 12 maggio in un’area verde in via Morandi a Mazzo di Rho. A strangolarla George Kyeremeh, un operaio ghanese di 34 anni, ex fidanzato della prostituta, arrestato ieri mattina dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano per omicidio volontario.

A meno di un mese dal ritrovamento del cadavere della ragazza gli inquirenti hanno identificato l’assassino che ora si trova nel carcere di Milano San Vittore. Blessing era una delle tante prostitute che quotidianamente si incontrano nella zona industriale di Mazzo, era stata riconosciuta perché accanto al corpo c’era la sua borsetta che conteneva la tessera sanitaria. Quando i militari hanno inserito il nome nel database è apparsa una denuncia di scomparsa presentata il 7 maggio da un’amica alla questura di Novara che aveva detto di aver sentito Tunde nella tarda mattinata del 3 maggio: "Avevamo fatto una videochiamata, mi ha mostrato una borsa che aveva appena comprato a Rho". I due si conoscevano dal 2018 e avevano avuto una relazione di un anno e tre mesi, finita nell’aprile scorso. George, che lavora in un’impresa di pulizie di Milano, ha vissuto per alcuni mesi in una comunità d’accoglienza, poco distante dal luogo dove Blessing si prostituiva. Lei viveva a Trecate e negli ultimi mesi a Novara. Raggiungeva la sua postazione in treno e anche il 3 maggio, giorno in cui è stata strangolata, è arrivata a piedi, ha sistemato la sua sedia nell’area boschiva. Non poteva immaginare che si sarebbe presentato George, né la sua rabbia per la fine di un rapporto che non voleva accettare. Il corpo della nigeriana era stato trovato nel pomeriggio del 12 maggio da una passante, era in avanzato stato di decomposizione.

Un delicato lavoro di entomologia forense sulle larve trovate sui resti ha consentito al medico legale di datare al 3 maggio la morte. Tunde è morta per asfissia, strangolata da un nastro elastico di colore rosa annodato per due volte attorno al collo e alla parrucca fatta di trecce che indossava abitualmente.

Per non dimenticare la giovane nigeriana il Comune, l’associazione Lule, la onlus presente sulle strade per aiutare le prostitute, il Centro antiviolenza Hara e la Casa delle donne hanno piantumato un cipresso all’inizio delle Vie D’Acqua, poco distante dal luogo in cui è stata strangolata. Ora anche il suo assassino ha un nome.

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