Preso l’ultimo black bloc: il milanese Vecchi faceva l'imbianchino in Francia

Era rimasto l'unico latitante per i fatti del G8 di Genova e per gli scontri in corso Buenos Aires del 2006. A "tradirlo" l'amore per la compagna e la figlia

Gli scontri in Corso Buenos Aires nel 2006

Gli scontri in Corso Buenos Aires nel 2006

Milano, 12 agosto 2019 - Era stato fotografato mentre, «con in mano una bottiglia incendiaria» dava fuoco a un copertone. Poi «travisato e in concorso con altri manifestanti danneggiava, distruggeva e incendiava svariati beni, tra cui istituti di credito e un supermercato». Passaggi tra le carte dei processi per i fatti del G8 di Genova che hanno portato alla condanna definitiva del milanese Vincenzo Vecchi. L’antagonista, ultimo black bloc latitante, si faceva chiamare Vincent Papale, viveva in una “comune” e si guadagnava da vivere lavorando come imbianchino in Bretagna, nel Nord della Francia. Era sfuggito alla condanna inflitta a lui e ad altri 9 antagonisti per le devastazioni al G8 di Genova del 2001, ma anche per la guerriglia urbana del 2006 durante una manifestazione in corso Buenos Aires.

È stato arrestato nel piccolo borgo di Saint Gravé dans le Morbhian, dove si era nascosto nel 2012 per evitare di scontare 11 anni e mezzo di reclusione per i fatti di un G8 tragico, segnato da violenti scontri, dalla morte del manifestante Carlo Giuliani e dalla «macelleria messicana» alla scuola Diaz, dove dormivano gli attivisti no-global. A tradire Vecchi l’amore per la compagna e la figlia minorenne: seguendo gli spostamenti della donna, che era rimasta in Italia, la polizia francese su input della Digos di Milano e dell’Ucigos, che hanno condotto le indagini, ha documentato il loro incontro in una località della Savoia, dove la famiglia si era concessa una settimana di vacanza. Compagna e figlia sono poi rientrate a Milano, mentre Vecchi è tornato in Bretagna, dove è stato bloccato per strada, mentre andava a lavorare, e portato nel carcere di Rennes. Intanto si è formato in Francia un gruppo «a sostegno di Vincenzo»: lanciano un appello contro l’estradizione, e definiscono la condanna «ingiusta e sproporzionata».

Per gli investigatori il 20 e 21 luglio 2001, durante il G8, Vecchi faceva parte di un gruppo di persone che a volto coperto devastò la città distruggendo e incendiando. Erano quelli del cosiddetto “Blocco nero”. Dopo Genova, Milano, dove partecipò alle violenze in Corso Buenos Aires nel 2006, durante una manifestazione contro il corteo della Fiamma Tricolore, a cui seguì un’altra condanna. Vecchi avrebbe fatto parte del gruppo di autonomi che mise a ferro e fuoco Milano, con la via dello shopping ridotta a un campo di battaglia: vetrine infrante, lancio di molotov, auto incendiate e cariche della polizia. Nel 2017 era stato arrestato in Svizzera il penultimo latitante tra i condannati per i fatti del G8, Luca Finotti, classe 1979. Con l’arresto di Vecchi si è chiuso il cerchio. «Lo abbiamo cercato ovunque negli anni - spiega Eugenio Spina, responsabile dell’Ufficio Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno/ Ucigos - tra il 2013 e il 2014 credevamo potesse aver trovato riparo in Spagna, perché lì ci portavano alcune tracce».

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