Guerra per la legalità: alla città 6 milioni di beni confiscati

Da corso Magenta a via Teano, la mappa degli immobili tolti ai clan

Luciana Lamorgese e Ennio Sodano (LaPresse)

Luciana Lamorgese e Ennio Sodano (LaPresse)

Milano, 30 maggio 2018 - Due appartamenti in viale Tunisia per un valore complessivo vicino ai 900mila euro. Un negozio in via Teano 2. Un autosilo da 2 milioni di euro in largo V Alpini. Un’abitazione da 735mila euro in corso Magenta. E poi via Valle Antrona, via Dal Re e via Sant’Eufemia. Il totale a Milano: 5,91 milioni di euro. Conto che sale a 10,7 se ci aggiungiamo gli immobili censiti nell’hinterland e che cresce fino a 13,1 se sommiamo quanto sequestrato negli anni nella provincia di Monza e Brianza (2,4 milioni). È la mappa aggiornata dei beni confiscati in via definitiva alla criminalità organizzata e ora a disposizione degli enti pubblici: le proprietà sottratte al boss di ’ndrangheta di Cornaredo Costantino Mangeruca, alla famiglia Valle legata ai De Stefano e ad altri clan radicati in Lombardia diventeranno sede di attività con scopi sociali e istituzionali.

Le manifestazioni d’interesse, che hanno riguardato la quasi totalità degli indirizzi sulla cartina e che sono arrivate in buona parte da Comuni e Agenzia del Demanio, sono state formalizzate ieri mattina in Prefettura nel corso della Conferenza di servizi ad hoc coordinata dal prefetto Ennio Mario Sodano, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati. «Non si tratta semplicemente di un recupero in termini valoriali – riflette Sodano – ma anche della profonda convinzione che si può ottenere dal riutilizzo dei beni un incremento di economia legale». «La restituzione alla collettività dei beni confiscati – aggiunge il prefetto Luciana Lamorgese – rappresenta l’emblema tangibile della presenza dello Stato sul territorio e significa affermare in modo concreto e visibile il principio di legalità». L’obiettivo dichiarato: sveltire il più possibile le procedure di assegnazione e valorizzazione del bene, considerando che per completare l’iter giudiziario sono necessari nella migliore delle ipotesi un anno e 6 mesi (in caso di mancata impugnazione del verdetto di primo grado) e nella peggiore tre anni e 6 mesi (in caso il processo vada avanti per tre gradi di giudizio). Alla riunione ha partecipato anche l’assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, che ha annunciato l’intenzione di Palazzo Marino di presentare una manifestazione d’interesse per tutti i beni attualmente liberi (in particolare per quelli dislocati tra corso Lodi, via Eustachi e viale Tunisia). Inoltre, Majorino ha posto l’attenzione sull’immobile di via Mosso: al momento abbandonato, da anni il Comune ne chiede la disponibilità, senza esito; dal canto suo, il prefetto Sodano si è impegnato a trovare una soluzione a breve.

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