Cesare Battisti, la difesa: "Espulsione illegittima, no a ergastolo"

Per il legale dell'ex terrorista si è trattato di estradizione e l'accordo con il Brasile prevede commutazione della pena in 30 anni di carcere. La Procura rigetta la tesi. Ora la parola al giudice

Cesare Battisti (Ansa)

Cesare Battisti (Ansa)

Milano, 17 maggio 2019 - Per il suo avvocato difensore si è trattato di una estradizione dal Brasile. Per il sostituto procuratore invece si deve parlare di espulsione dalla Bolivia. Il caso è quello di Cesare Battisti e il passaggio in questione è fondamentale nell'ambito dell'incidente di esecuzione davanti alla Corte d'Appello di Milano, che di fatto deve decidere sull'ammontare della pena per l'ex terrorista, condannato all'ergastolo.

ESPULSIONE ILLEGITTIMA - E' stata un'espulsione illegittima quella dalla Bolivia di Cesare Battisti: e' questa la linea di difesa dell'avvocato Davide Steccanella, legale dell'ex terrorista. Il legale ripercorre le "sei ore" successive all'arresto di Battisti in Bolivia, dove era fuggito dal Brasile, dopo 37 anni di latitanza. E sostiene che qualcosa in quelle sei ore e' andato storto, tanto da rendere una procedura di espulsione dal paese sudamericano illegittima. In primo luogo perche' l'espulsione implica che sia il Paese che non vuole piu' avere un personaggio indesiderato sul suo territorio a rimandarlo in quello di provenienza, mentre nel caso dell'ex componente dei Proletari armati per il Comunismo sono state le autorita' italiane ad andare a prenderlo con un volo di Stato. "Noi siamo andati a prenderlo, quindi le regole sono diverse. A che titolo tre funzionari italiani hanno caricato un detenuto italiano che era su territorio straniero?", si e' chiesto Steccanella nel suo intervento. "Non chiedo sconto di pena - ha detto ancora l'avvocato di Battisti - ma applicazione della legge".

L'ACCORDO CON IL BRASILE - Il riferimento del legale è anche all'accordo di estradizione tra Italia e Brasile. Accordo che prevede di commutare la pena definitiva dell'ergastolo inflitta all'ex terrorista, ora in carcere in Sardegna dopo una lunga latitanza, in 30 anni che, al netto del periodo di detenzione già scontato, scendono a 20 anni, 7 mesi e 24 giorni.

LA PROCURA: TUTTO REGOLARE - Non è stata una procedura di estradizione ma di espulsione quella di Cesare Battisti, l'ex terrorista condannato definitivamente all'ergastolo per 4 omicidi commessi alla fine degli anni '70, e fermato a Santa Cruz lo scorso 12 gennaio dopo essere fuggito dal Brasile. Lo ha detto il pg Antonio Lamanna nel corso dell'incidente di esecuzione davanti alla Corte d'Assise d'appello di Milano, ritenendo che la procedura seguita è stata corretta e che non vale l'accordo di estradizione tra l'Italia e Brasile, definito terzo estraneo. 

Il sostituto procuratore generale Antonio Lamanna, davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano, presieduta da Giovanna Ichino - sorella del giuslavorista Pietro Ichino, in passato nel mirino delle Nuove Br - ha sostenuto che l'accordo di estradizione per Battisti tra Italia e Brasile «non può trovare ingresso» nel caso per cui è stato chiesto dalla difesa dell'ex Pac, l'avv. Davide Steccanella, l'incidente di esecuzione. «È essenziale - ha detto il pg - che la persone da estradare si trovi nello stato a cui è stata fatta la richiesta di estradizione. Ma Battisti era in Bolivia e non in Brasile» paese definito «un terzo osservatore estraneo» nella vicenda di Battisti. L'ex terrorista, il 13 gennaio scorso a Santa Cruz de la Sierra, cittadina boliviana dove era stato fermato la sera prima in quanto fuggito dal Brasile, per il pg è stato consegnato ai poliziotti italiani in forza di una procedura di «espulsione». E qualsiasi istanza circa il mancato rispetto delle procedura, ha precisato sempre Lamanna, va presentata in Bolivia e non in Italia.

 

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