Milano, boom di bimbi stranieri negli asili: babele di lingue e nessuno traduce

"Mancano mediatori culturali"

un asilo

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Milano, 2 ottobre 2018 - Un babele di lingue diverse, dal cinese all’arabo, dallo spagnolo all’urdu parlato principalmente in Pakistan. Asili nido comunali e scuole dell’infanzia dove quasi tutti i bimbi sono di origine straniera, con picchi oltre il 90% in alcune zone periferiche: solo per citarne alcune, le strutture in via Paravia, Monte Velino e Mompiani. E genitori che, a volte, faticano a comprendere l’italiano. Una barriera che li separa da insegnanti e personale scolastico, con problemi che si ripercuotono sui più piccoli. «Di fronte all’estrema difficoltà di gestione dell’ormai maggioritaria quota di genitori non madrelingua, che in alcuni nidi e scuole dell’infanzia raggiunge l’80% di presenza - spiega Stefano Mansi, sindacalista della Cisl Fp Comune di Milano - mancano totalmente traduttori e mediatori culturali. Chiediamo l’immediata assunzione di personale anche se il Comune sembra andare nella direzione opposta, perché l’ultimo piano di razionalizzazione dei servizi all’Infanzia ha previsto il taglio netto del 15% delle unità educative con il passaggio da 80 a 67, l’accorpamento di diversi asili, e la perdita di ben 12 funzionarie dai servizi del territorio». Il problema di comunicazione, segnalato ai sindacati da diversi funzionari scolastici, è emerso durante l’ultimo incontro sul nuovo piano occupazionale di Palazzo Marino per coprire le carenze di organico in vari settori.

Una proposta è stata avanzata da Giorgio Bonera, docente al liceo linguistico Manzoni di via Deledda e rappresentante sindacale della Cgil. «I nostri studenti in alternanza scuola lavoro potrebbero essere utilizzati come interpreti nelle scuole con la densità più alta di stranieri - spiega -. Per loro sarebbe un’esperienza gratificante e utile per il futuro, potrebbero mettere a disposizione le loro competenze stando a contatto con le famiglie». Un bacino di circa 400 studenti, solo per quanto riguarda il Manzoni. Diversi sono di origine straniera, e sono in grado di comprendere la lingua e la cultura di persone arrivate da poco in Italia. «Il Comune ha manifestato interesse per questa proposta - spiega - e potremmo partire in tempi brevi. Siamo pronti a dare una mano consapevoli che questa non è la soluzione del problema, perché bisogna assumere mediatori culturali». Il numero di bimbi di origine straniera, infatti, sembra destinato ad aumentare con lo scorrere del tempo. Secondo i dati della Cisl, sono decine gli asili nido e le scuole dell’infanzia pubbliche dove gli italiani madrelingua sono ormai sotto la soglia del 30-50%. Una mappa che tocca via Padova e Gorla, Bruzzano-Affori, Maciachini, Corvetto e altri quartieri dove è concreto il rischio di creare scuole “ghetto”, disertate dalle famiglie italiane.

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