Alessia Pifferi, Milano schiera otto super consulenti per la morte della piccola Diana

Ieri la prima riunione del pool. Il 30 verranno depositate le perizie degli esperti nominati da Procura e difesa

Milano - Il quadro chiaro degli esami tossicologici e dell’esito dell’autopsia si avrà solo il 30 ottobre, data in cui verranno depositate le relazioni stilate da otto super esperti nominati dalle parti e dalla Procura. Ieri pomeriggio si è tenuta la riunione preliminare tra periti e consulenti per organizzare il lavoro dell’incidente probatorio su biberon, bottiglietta d’acqua e boccetta di En, allargato dal gip, su richiesta dei legali, all’appartamento, al pannolino, al cuscino e al materasso. Solo dopo, i legali di Alessia Pifferi, la donna che ha lasciato morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi e in carcere con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato, decideranno quale strategia seguire.

Per l’avvocato della Pifferi, Solange Marchignoli, è determinante capire la quantità di benzodiazepine trovata nel corpo della piccola Diana: solo sulla base di risultati definitivi degli esami tossciologici, stando al legale, si potrà contestarle la premeditazione. Al contrario, se risultassero piccole dosi, l’accusa dovrebbe dimostrare come queste abbiano avuto un effetto letale sulla bambina. Per la Procura, l’esistenza di benzodiazepine, che risulterebbe anche sui capelli di Diana, sarebbe un dato inconfutabile, al punto da anticipare che si tratterebbe di dosi massicce.

La presenza di benzodiazepine è un elemento che si aggiunge a quella boccetta di En, un ansiolitico, trovata accanto alla culla di fortuna in cui era stata lasciata Diana. La trentasettenne ha sempre negato – anche dal carcere, attraverso i suoi avvocati – di aver fatto ingerire quel genere di sostanze alla figlia, dicendo di averle dato solo gocce di paracetamolo. Lei che aveva confessato in questo modo l’abbandono della bambina: "Ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (il fidanzato di Leffe non è il padre della bimba, ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire; è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui, anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire".

Anche l’analisi delle chat del telefono avrebbe confermato che Diana era vissuta come un peso dalla madre nelle sue frequentazioni. Madre che ha anteposto, come ha scritto il giudice Fabrizio Filice, "la possibilità di mantenere una relazione col compagno anche a costo di infliggere enormi sofferenze, culminate nella morte di Diana". Il ritrovamento del corpo della piccola Diana è stato straziante. La bimba era distesa su un lettino da campeggio, dopo una settimana chiusa in un monolocale al caldo torrido di luglio, la piccola mostrava già i primi segni della decomposizione.

 

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