Imprenditore ucciso, l'ex conduttore tv Alessandro Cozzi non aveva premeditato l'omicidio

Secondo la Corte d'assise d'appello non ci sono elementi per accertarlo "oltre ogni ragionevole dubbio"

Alessandro Cozzi

Alessandro Cozzi

Milano, 1 luglio 2019 - Non è provato «oltre ogni ragionevole dubbio» che l'ex conduttore tv Alessandro Cozzi abbia premeditato l'omicidio dell'imprenditore Alfredo Cappelletti, ucciso in via Malpighi a Milano nel 1998. Lo scrive la Corte d'Assise d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso febbraio, ha cancellato l'aggravante delle premeditazione e ha ridotto la pena all'imputato, condannandolo a 24 anni di carcere per quel 'cold case' riaperto negli anni scorsi, dopo che Cozzi venne arrestato e poi condannato a 14 anni per aver ucciso per un debito nel 2010 con 53 coltellate il titolare di un'agenzia di lavoro, Ettore Vitiello, 49 anni.

In primo grado la Corte d'Assise aveva inflitto a Cozzi l'ergastolo, riconoscendo la premeditazione: tra i motivi, il fatto che il coltello usato per uccidere Cappelletti fosse stato acquistato nei giorni precedenti al delitto (il 13 settembre di 21 anni fa) e che l'imputato aveva cercato di orientare le indagini verso il suicidio. Il caso in quegli anni, infatti, era stato archiviato. Secondo i giudici d'Assise d'Appello, invece, non ci sono elementi per accertare «in quale momento sia insorta» nell' imputato «la determinazione criminosa». Anche i «comportamenti tenuti dopo il fatto» da parte del conduttore, che lavorava per Rai Educational, per i giudici «non appaiono preventivati e compiuti secondo un preciso e ben ponderato programma»

 

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