Giallo di Affori, un "buco" di 15 minuti e gli alibi: ucciso da chi lo conosceva bene

Manca l’arma usata per uccidere il negoziante, forse la casa è stata pulita di ANNA GIORGI

Maurizio Pozzi, 69 anni, ucciso in casa

Maurizio Pozzi, 69 anni, ucciso in casa

Milano, 13 febbraio 2016 - Quindici minuti di buco. È il tempo in cui la figlia di Maurizio Pozzi, il commerciante 69enne di Affori trovato morto in casa venerdì scorso, manca dal negozio in cui resta, invece, la madre. Esce per commissioni. Gli investigatori della squadra mobile hanno verificato i suoi spostamenti, che risulterebbero essere tutti in zona, ripresi in parte dalle telecamere, qualche scontrino. Ma in questo omicidio così feroce, circoscritto a un luogo molto piccolo e consumato in un tempo brevissimo, sono importanti anche i minuti e le distanze. Settecento metri tra il negozio e la casa di via Carli, in cui Pozzi è stato ucciso, 40 minuti scarsi tra il momento in cui l’anziano se ne va dal negozio e quello in cui la moglie lo trova in camera da letto massacrato. La moglie in teoria avrebbe potuto quasi incrociare l’assassino sulle scale. Per gli investigatori ci sono molti elementi che portano le indagini in una direzione limitata a pochi.

Maurizio Pozzi, venerdì scorso, esce dal negozio, come ogni sera, alle 18.20. Alle 18.45 il vicino di pianerottolo lo incrocia all’ingresso del palazzo, salgono in ascensore insieme e lo vede entrare in casa con le chiavi. Poi racconterà agli investigatori di non aver sentito più nulla fino alle 19.25, quando la moglie di Pozzi urla al telefono il nome della figlia. «Simona vieni a casa, il papà è morto». Per gli investigatori l’assassino lo aspettava già in casa, oppure lo ha seguito e si è fatto aprire la porta subito dopo, in ogni caso lo conosceva bene. Avevano confidenza. Pozzi è stato aggredito in camera da letto.

Sette colpi sono stati inferti sul lato sinistro del cranio, uno sul lato destro, tre sono stati così forti da spaccargli la testa. L’anziano è caduto con la testa su un sacco che conteneva vestiti, il corpo è rimasto incastrato tra il letto e l’armadio. Uno spazio molto angusto, chi lo ha ammazzato si è accanito e si deve essere sporcato parecchio le mani e gli abiti. Ma quando gli investigatori e, prima ancora, i soccorsi sono arrivati nell’appartamento non c’erano macchie di sangue in altri punti che non fossero quelli intorno al cadavere. Solo il segno di trascinamento del corpo fatto dai medici per tentare, sul posto, il primo intervento di chiusura delle ferite. Non c’era sangue nell’ingresso, non sul pavimento delle altre camere, nessuna traccia nemmeno sulla maniglia della porta. Qualcuno ha ripulito tutto? Ma i tempi indicati dal vicino e dalla moglie, se confermati, sono molto stretti. Poi l’arma del delitto. Un oggetto dalla punta smussata, dicono gli investigatori, che però al momento non è stato trovato dentro la casa, e nemmeno nelle zone vicine all’appartamento. Gli investigatori della Mobile sono convinti che chi lo ha ucciso vada cercato nella ristretta cerchia delle persone che lo frequentavano.

anna.giorgi@ilgiorno.net

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