Adunata Alpini, a Milano generazioni di Penne Nere: "Col cappello di papà che non c'è più"

L’orgoglio si trasmette di padre in figlio

Adunata Alpini in piazza Duomo

Adunata Alpini in piazza Duomo

Milano, 13 maggio 2019 - La festa dell’Italia più vera. La sfilata, momento centrale della 92esima Adunata nazionale degli Alpini, è stata una grande celebrazione popolare fra le vie del centro di Milano. Nell’anno del centenario dell’Associazione nazionale Alpini non c’è stato spazio per il fanatismo retorico, ma solo per la fede nei sentimenti più autentici. «Solidarietà e amicizia, valori semplici ma tra le cose più importanti della vita» dice il saggio Osvaldo Danieli, 65 anni, da Brescia. Una delle ottantamila penne nere che, dalle 9 del mattino fino a sera, con una divisione in setti blocchi e un preciso ordine di sfilamento, sono partite da Porta Venezia per raggiungere Cairoli, sotto gli occhi del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e del capo di stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, seduti in tribuna d’onore in piazza Duomo. Le penne nere, inclusi familiari e sostenitori di Ana, hanno raggiunto quota 500mila.

Ad aprire la sfilata la prima Fanfara militare, seguita dai reparti alpini di formazione con bandiera e da ufficiali e sottufficiali delle truppe in servizio. Poi gli atleti paralimpici e, sui mezzi, gli Alpini decorati, mutilati e invalidi: applauditissimi. Fra loro Giulio Bevilacqua, di Varese, 91 anni: «Per un Alpino non è possibile saltare un’Adunata. Io ho fatto parte della divisione Julia. Essere qui è la più grande soddisfazione che ho in questo momento della mia vita» racconta, seduto su una jeep militare. A seguire le varie delegazioni in ordine di lontananza da Milano: prima le sezioni all’estero, poi quelle delle varie regioni italiane, dal Sud al Nord. La sezione di Milano ha sfilato per ultima. «Partecipare alla parata serve a tenere viva la memoria».

Luciano Porta, 66 anni, di Mondovì, indossa una camicia tricolore e non solo: «Anche lo zaino e il cappello di mio padre, uno dei pochi che è riuscito a tornare a casa dopo la campagna in Russia del 1942. Un pensiero va anche ai reduci». Anche per Franco Salvadori di Bagolino, Brescia, è un’Adunata indimenticabile: «Ho partecipato alle precedenti 40 edizioni, ma questa è la prima senza mio padre che è “andato avanti”. Quello che indosso è il suo cappello». Francesca Di Campo, 25 anni, oggi nella Guardia di finanza, è la testimonianza sorridente che la fratellanza alpina non conosce distinzione di sesso: «Ho trascorso due anni con le truppe alpine a Bolzano. Ho conosciuto una grande famiglia che mi ha accolta a braccia aperte». A Luigi Spadafò da Pordenone è accaduto un imprevisto: «Ho incontrato un mio compagno di leva che avevo visto l’ultima volta 44 anni fa…». L’appuntamento per tutti è l’anno prossimo dal 7 all’11 maggio a Rimini, per la edizione numero 93.

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