Mercatone Uno, l’incognita ora sono i negozi

Sbloccata la cassa integrazione dal decreto Milleproroghe, si cerca di capire quale potrebbe essere il destino dei punti vendita

Sciopero Mercatone Uno

Sciopero Mercatone Uno

Legnano (Milano), 10 gennaio 2020  - Possono, al momento, tirare un sospiro di sollievo i quaranta dipendenti ex Mercatone Uno del magazzino di viale Sabotino. Al ministero dello Sviluppo Economico è stata confermata la proroga della cassa integrazione sino al 23 maggio di quest’anno (quando scadrà l’ammortizzatore economico, che ha una durata di dodici mesi). Non solo. È stata inserita nel decreto milleproroghe, approvato dal Governo prima della fine dell’anno, la modifica delle condizioni della cassa integrazione percepita dai lavoratori ex Mercatone nel 2019. In questo anno quasi tutti i 1.700 lavoratori che si sono visti licenziare con un sms hanno percepito una indennità ridotta perché quando i dipendenti dei 55 punti vendita sono passati dalla M. Business, in liquidazione, alla Shernon Holding hanno accettato una riduzione dell’orario di lavoro pur di non perdere il loro posto, sperando in un futuro migliore.

Ora, avendo il tribunale annullato la vendita a Shernon, è stata inserita nel decreto Milleproroghe una norma che ha di fatto ricondotto i lavoratori alla situazione precedente. Se il decreto verrà convertito in legge, entro la fine di marzo, la cassa verrà pertanto ricalcolata e ai lavoratori sarà pagata la parte non riconosciuta lo scorso anno. Mentre invece per i cinque mesi di quest’anno si dovrà aspettare ancora. Rimane comunque aperta la questione del destino dei punti vendita a marchio Mercatone Uno esistenti sul territorio nazionale . Alla Filcams Cgil di Legnano non sono ancora giunte notizie certe in merito al destino del punto vendita di viale Sabotino, ma anche degli altri che erano aperti in Lombardia non si conosce la sorte. I commissari che gestiscono il dopo-Mercatone Uno hanno ricevuto sinora 14 offerte di acquisto, ma nessuna di queste è per l’intero perimetro della rete nazionale (55 punti vendita) e, a quanto trapela da fonte ministeriale, nessuna pare sia conforme al regolamento di vendita che era stato disposto dai commissari.

L’ipotesi è che si vada verso una vendita spezzatino, col rischio assai concreto di lasciare senza destino alcuni di questi punti. E, di conseguenza, senza lavoro i dipendenti che lavoravano in quelle sedi. La Filcams e le altre organizzazioni sindacali hanno già sollecitato al Mise una convocazione urgente con i commissari per fare chiarezza sulle proposte ricevute in modo da capire quali prospettive concrete hanno i dipendenti ex Mercatone per tornare al lavoro. Se non ci saranno le garanzie opportune, i sindacati sono pronti ad attivare dei tavoli in Regione per definire forme di garanzia per i lavoratori. Per quanto riguarda la vertenza Auchan-Conad i sindacati hanno a disposizione altre otto ore di sciopero dopo quelle del 23 dicembre, che ha visto scendere in piazza i dipendenti di tutti i punti vendita (sono 3.100 nella sola Lombardia). Nei prossimi giorni ci saranno altri confronti a livello nazionale e se da parte del gruppo Conad non ci sarà una presa in carico delle attese di tutti i lavoratori è probabile che lo sciopero venga confermato. I sindacati guardano con attenzione anche la situazione in Grancasa dopo gli esuberi dichiarati nella seconda parte dello scorso anno e non ancora del tutto attuati. Finito il periodo natalizio rimane da verificare la situazione di vendita è migliorata e che prospettive potrà avere nell’immediato futuro.