"La mia passione per lo sport supera ogni ostacolo"

Emanuele Cimino, colpito da una malattia neurodegenerativa all'età di quattro anni, pratica nuoto, basket, handbike e "discesa da collina". Niente e nessuno riesce a fermare l'agguerrito campione bustese

Emanuele Cimino va a canestro

Emanuele Cimino va a canestro

Busto Garolfo (Milano), 19 febbraio 2020. Nuoto, basket, handbike, dowhill (discesa dalle colline) ma anche studio e lavoro trovano posto nell’agenda quotidiana di Emanuele Cimino, ventiduenne di Busto Garolfo che dall’età di quattro anni, convive con una rarissima malattia neurodegenerativa, la atassia telangiectasia. Dopo i primi sintomi in giovanissima età un decorso che negli anni lo ha portato a muoversi solo con la sedia a rotelle. Lo spirito e la volontà di Emanuele non si sono però affievoliti, lo studio coronato dal diploma di ragioneria, la passione per la matematica e l’attività sportiva svolta con grandi risultati sono il simbolo di un ragazzo che non vuole assolutamente darsi per vinto. «Ho partecipato anche ad una maratona di 42 chilometri con il gruppo Spingitori Amarcord di Rimini, con una speciale sedia a rotelle spinta da mio fratello. È stata un’esperienza stupenda». Il fratello lo descrive come un temerario «Non ha paura di mettersi in gioco in qualsiasi tipo di sfida sportiva che lo possa interessare. Ogni estate partecipiamo alla Downhill al Sestriere in Piemonte, uno sport estremo che consiste nello scendere dalle piste da sci con la bicicletta. Abbiamo costruito una speciale bici proprio per fare questo tipo di disciplina».

Anche a casa dove vive con la mamma Dora, il papà Guido e la sorella Vanessa, l’orologio corre veloce. L’impegno quotidiano a San Giorgio con i laboratori della cooperativa La Ruota, la batteria che suona regolarmente non lo distraggono dal suo vero amore: il basket. Per Emanuele la palla a spicchi ha il nome dell’associazione Basketin di Rho che allena per due ore la settimana una ventina di giovani tra cui otto cestisti con disabilità all’interno della Polisportiva San Carlo. «Durante le partite ognuno di noi ha un ruolo, chi corre lungo il campo da gioco e chi al momento dei tiri liberi entra in scena per fare canestro. Io mi occupo infatti dei tiri liberi, abbiamo dieci secondi per fare centro». Canestro Emanuele lo ha veramente fatto nella vita, riuscendo a combattere la malattia con le armi della volontà e della solidarietà «Ho sempre trovato amici che mi hanno sostenuto, in tutto ciò che volevo fare, never give up (non mollare mai) è il mio motto e me lo porto dentro in ogni cosa che faccio».

A sostenerlo oltre a mamma e papà la sorella ed il fratello Cristopher «Lo accompagno in ogni attività che svolge, sono al suo fianco quando serve un appoggio per gli sport più impegnativi. Il più delle volte è lui che mi infonde coraggio nell’affrontare le gare». La malattia fortemente invalidante non ha impedito a Emanuele di realizzare molti dei sogni nel cassetto che ogni giovane conserva gelosamente «Come tifoso milanista vorrei incontrare un giorno Ibrahimovic». In casa e sul pianerottolo gli equipaggiamenti che usa per muoversi e gareggiare, come un vero guerriero che conserva gelosamente le sue armi.