Due famiglie in fuga da Kabul trovano casa a Colico e Olginate

Tratte in salvo con i primi ponti aerei. "Prossimamente riceveremo altri due nuclei, l’uno di cinque, l’altro di sei persone"

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Due famiglie di profughi afghani hanno trovato riparo in provincia di Lecco. Sono ospitate a Colico e a Olginate. Si tratta di collaboratori degli italiani e dei loro familiari che sono stati costretti a lasciare in fretta e furia la loro terra per scampare alle ritorsione dei Talebani, tratti in salvo con i primi ponti aerei da Kabul. Altre due, già approdate in Italia, arriveranno a breve e probabilmente ne seguiranno altre.

"Attualmente la provincia di Lecco ospita due nuclei familiari di cittadini afghani, uno di due persone e l’altro di cinque – spiega Mariano Scapolatello, viceprefetto aggiunto di Lecco che si sta occupando della questione e che è a capo dell’Area IV della prefettura lecchese, quella della Tutela dei diritti civili, della Cittadinanza e dell’Immigrazione -. Sono attualmente ospitati nei comuni di Colico e Olginate. Prossimamente riceveremo altri due nuclei, l’uno di cinque, l’altro di sei persone, con allocazioni in via di definizione". "Al momento non siamo in grado di formulare ipotesi sui numeri definitivi, perché non ci sono state comunicate ulteriori assegnazioni dai nostri organi centrali – prosegue il viceprefetto -. Naturalmente il quadro, come tutti stiamo constatando, è in continua e rapida evoluzione al livello internazionale". Sulle cifre finali si potrebbe forse ipotizzare previsioni dopo il 31 agosto, data indicata dagli estremisti islamici tornati al potere in Afghanistan come ultimatum agli occidentali per lasciare il Paese. Da diverse parrocchie è comunque già giunta la disponibilità ad ospitare gli afghani giunti o che giungeranno in Italia, compresa da quella centrale di Merate, dove il prevosto don Luigi Peraboni ha annunciato ai fedeli di aver concesso gratuitamente un appartamento accanto alla chiesa sconsacrata di Santa Marta un tempo utilizzato per le mamme dei piccoli pazienti ricoverati nel vicino ospedale San Leopoldo Mandic. Pure i sindaci si stanno mobilitando.

Il presidente del Distretto di Lecco Guido Agostoni, dell’Ambito distrettuale di Bellano Fernando De Giambattista, di Lecco Sabina Panzeri e di Merate Filippo Galbiati chiedono collaborazione ai primi cittadini, poiché per ora solo in 10 paesi su 84 è attiva la rete per il Sai, cioè il Sistema di accoglienza e integrazione per la tutela dei profughi e dei rifugiati politici: "La crisi afghana interpella il nostro Paese in modo profondo e porta con sé il rischio concreto di un ritorno al passato in un’area geografica in cui le libertà individuali, il rispetto delle identità, l’idea di progressiva emancipazione di donne e uomini avevano faticosamente trovato spazio. Garantire percorsi di accoglienza e integrazione per i collaboratori del contingente italiano e per le loro famiglie, non rappresenta solo la necessaria e dovuta tutela di persone che rischiano la vita, ma anche la possibilità che queste persone possano continuare a tenere aperta una speranza per i propri connazionali che rimangono in patria". Daniele De Salvo