Nuovi argini rinforzati sul Varrone: nessuna possibilità di salvezza per i massi erratici

Il presidente della Pro loco Angelo Colombo ha chiesto di provare a tutelare i più belli, ma il sindaco Stefano Cassinelli

Le rocce nell’alveo vengono spaccate e utilizzate per rivestire il muro in cemento armato

Le rocce nell’alveo vengono spaccate e utilizzate per rivestire il muro in cemento armato

Dervio - Non sono semplici massi di fiume, sono pietre miliari della geologia della Valvarrone e della storia di Dervio. Alcuni racchiudono il segreto del tempo, della morfologia e delle caratteristiche del territorio, altri recano impresse incisioni e scritte da decifrare, scalpellate nella roccia nel corso dei secoli da chi è passato di lì. Non c’è però possibilità di scampo per i massi erratici che si trovano nell’alveo del torrente Varrone, trascinati a valle migliaia di anni fa dal lento ma inesorabile espandersi e ritirarsi dei ghiacciai e in epoche più recenti dalla forza dell’acqua. Molti sono stati già distrutti, altri lo saranno presto, per liberare il greto e abbassare il letto del fiume e per realizzare argini, in modo che il Varrone scorra senza ostacoli, contenerne la furia in caso di piene e scongiurare nuove esondazioni e inondazioni.

Angelo Colombo, ex assessore e attuale presidente della Pro loco, ha chiesto di salvare almeno quelli ritenuti più belli o che potrebbero rivestire qualche valenza, ma non è possibile, perché la sicurezza di Dervio e dei derviesi è la priorità assoluta. "I tecnici che costruiscono i nuovi argini e briglie del fiume utilizzano i massi esistenti nell’alveo, spaccandoli per rivestire il muro in cemento armato – spiega –. Ho chiesto di conservare almeno i massi erratici più belli. Purtroppo non sta succedendo. Pure un masso con un’iscrizione storica del 1854 è stato spostato con gli altri massi da spaccare. Non metto in dubbio l’utilità delle opere per prevenire le alluvioni, ma devono essere fatte salvaguardando le testimonianze storiche".

Il sindaco Stefano Cassinelli da parte sua ha provato a intervenire, ma non ha strumenti: i costi dell’intervento lieviterebbero troppo, le tempistiche si allungherebbero e del resto gli esperti della Soprintendenza non hanno posto vincoli. "Non si può né intendo interrompere i lavori – replica, memore dell’incubo che ha dovuto affrontare a giugno 2019 quando, appena eletto sindaco, ha dovuto evacuare metà paese alluvionato – Mi spiace, ma dobbiamo difendere Dervio e i derviesi da altre esondazioni".