Attacco Isis a Dacca: Barzanò, il giorno dell'addio a Cappelli

Il racconto della moglie Valeria: "Mia figlia non voleva che partisse. Dobbiamo molto a quella terra. I bangalesi non hanno nulla a che fare con gli estremisti".

Valeria Beretta e Claudio Cappelli

Valeria Beretta e Claudio Cappelli

Barzanò (Lecco), 8 luglio 2016 - «Papà non andare, rimani a casa con me per favore». La piccola Stella di appena sei anni e mezzo, figlia di Claudio Cappelli, il 45enne di Barzanò ucciso lo scorso venerdì sera in un ristorante di Dacca in Bangladesh da presunti terroristi, prima che lui partisse continuava a ripetergli di restare a casa, almeno per questa volta, e di rimandare quel viaggio. In più occasioni lo ha pregato, cocciuta e caparbia, «testona proprio come il mio papà» dice lei, ma lui non ha potuto ascoltarla, la trasferta era programmata da parecchio.  A riferire  l’episodio, che alla luce di quanto successo parrebbe quasi una premonizione, è Valeria Beretta, moglie dell’imprenditore assassinato e figlia di Vittore, patron del colosso degli insaccati. «Non credo fosse un presentimento – riferisce la mamma -. Piuttosto penso volesse stare solo con lui e trascorrere del tempo insieme perché lei aveva appena terminato la scuola...».

Comunicarle quanto accaduto non è stato semplice. «Inizialmente abbiamo deciso di non dirle nulla, poi lunedì, prima di partire per Roma per accogliere il feretro, le ho spiegato che gli era capitato un incidente, con più serenità e naturalezza possibile, non sarebbe stato giusto che apprendesse la notizia da altri... All’aeroporto di Ciampino si è vestita con il suo abito più bello, quello che le piace di più, è stata orgogliosa di aver atteso il ritorno del papà con tutti noi, gli aveva promesso che lo avrebbe aspettato e ha voluto mantenere l’impegno». Inizialmente il rientro era previsto per lunedì, ma si era sbrigato prima del previsto e solo poche ore prima della tragedia aveva annunciato che sarebbe riparto l’indomani, per giungere in Italia domenica. «Era orgoglioso di quanto stava realizzando – ricorda sempre la moglie -. A giugno era stato invitato a partecipare come relatore ad un incontro in ambasciata a Milano sulla sua esperienza in Bangladesh, l’intervento avrebbe dovuto durare pochi minuti, ma gli hanno posto così tante domande che non finiva più... Lui e noi dobbiamo molto a quella terra».

Lei non prova dunque risentimento, come invece manifestato da alcuni familiari degli altri connazionali morti. «I bengalesi non hanno nulla a che fare con gli estremisti, sono persone che lavorano molto e molto accoglienti, alcuni hanno annunciato che arriveranno qui apposta per partecipare alle esequie. Coloro che hanno ammazzato mio marito sono solo dei criminali, come ce ne sono in tutto il mondo, che si nascondono dietro la religione, per seminare odio e terrore e sconvolgere la quotidianità di cittadini inermi. Ciò che più spaventa è che quello che è capitato al mio Guido, di essere giustiziato durante una cena in un ristorante, può succedere a chiunque e dovunque». I funerali sono fissati per oggi pomeriggio. Per l’occasione è stato istituito il lutto cittadino, a Barzanò, come a Vedano al Lambro, il paese d’origine del 45enne. I parenti hanno chiesto ai tanti amici e conoscenti di ricordare il congiunto che non c’è più con una donazione per il Comitato Maria Letizia Verga e i ricercatori e gli operatori del Centro di Ematologia dell’ospedale di Monza per aiutare i piccoli pazienti malati di leucemia.