Cosa nascondono i nuovi attacchi alla Lombardia

La campagna elettorale per le regionali e per il referendum sul taglio dei parlamentari ha riacceso, in modo strumentale e pretestuoso, le polemiche sulla presunta cattiva gestione della pandemia in Lombardia

Milano, 23 agosto 2020 - La campagna elettorale per le regionali e per il referendum sul taglio dei parlamentari ha riacceso, in modo strumentale e pretestuoso, le polemiche sulla presunta cattiva gestione della pandemia in Lombardia. La giunta del Pirellone non è in scadenza ma il tenore degli attacchi rivolti contro i suoi vertici fa capire che lo scontro è prettamente politico, a prescindere dalla valutazione oggettiva delle singole situazioni. Anche le incertezze sulla ricandidatura del sindaco Giuseppe Sala alla guida di Milano appannano ulteriormente l’immagine del cosiddetto modello lombardo. Dietro questa cortina fumogena il tentativo di evitare di raccontare onestamente all’opinione pubblica cosa l’aspetta in autunno.

Le incognite derivanti dalla ripresa dei contagi da Covid 19 si sommano a quelle sulla ripartenza delle attività economiche e professionali. Milioni di italiani non sanno se torneranno a lavorare in ufficio o continueranno a farlo da casa; le scadenze fiscali hanno mandato su tutte le furie la categoria dei commercialisti, pronti allo sciopero perché non riescono a dare certezze ai clienti contribuenti. Sullo sfondo, le grandi questioni ancora insolute. Prima fra tutte il Mes, che potrebbe tornare molto utile soprattutto in caso di una nuova recrudescenza del virus. Crescono le pressioni sul governo affinché acceda a quei 37 miliardi di euro per spese sanitarie e si attende con un misto di ansia e curiosità il programma che Palazzo Chigi sta mettendo in piedi per intercettare le somme del Recovery fund.

L’altissima conflittualità fra gli alleati della maggioranza, divisi anche sulle ricette per affrontare la crisi generata dalla pandemia, pesa come un macigno sugli sforzi che l’Italia sta compiendo per ripartire. Hanno lasciato un segno le parole pronunciate dall’ex presidente della Bce Mario Draghi al Meeting di Rimini a proposito delle attuali scelte dell’esecutivo: «Non si può vivere di soli sussidi, perché prima o poi finiscono», ha ricordato Draghi che continua ad essere tirato per la giacchetta da chi spera in un suo impegno diretto in politica. La cassa integrazione prima o poi cesserà e centinaia di migliaia di disoccupati presenteranno il conto. Le imprese accusano il premier Giuseppe Conte di non avere una visione generale di come rilanciare la crescita. E invocano una maggiore libertà d’impresa per abbattere i costi di produzione, riorganizzare le proprie attività e non perdere competitività sui mercati esteri. All’orizzonte si profilano anche nuove tensioni fra Stato e Regioni. Queste ultime rivendicano crescenti spazi di autonomia nella gestione delle esigenze sanitarie e della riapertura delle scuole. La Lombardia sta lavorando per farsi trovare pronta, il 14 settembre, quando suonerà la prima campanella per centinaia di migliaia di studenti. Non sono questioni da poco. L’efficacia delle politiche sanitarie sarà un elemento fondamentale per assicurare un graduale ritorno alla normalità e scongiurare nuovi lockdown.