Editoriale

Dove gli uomini diventano animali

Da una parte c’è la cronaca: una dozzina di minorenni detenuti nel carcere Beccaria di Milano sottoposti a violenze e torture – tra cui pestaggi con sacchi di sabbia per non lasciare i segni – da parte di alcuni agenti di polizia carceraria. Dall’altra parte c’è il dato: in Italia, il 60 per cento dei minorenni che scontano una pena detentiva torna a commettere reati quando esce, mentre tra quelli sottoposti a una pena alternativa la percentuale di recidiva scende sotto al 20 per cento (i numeri sono del Dipartimento per la giustizia minorile).

Nel mezzo, tra la cronaca e il dato, c’è una domanda: se voi foste rinchiusi, picchiati, torturati e odiati, cosa fareste alla società che vi ha costretto a quella sorte? Edward Bunker, che a 17 anni fu il più giovane recluso di tutti i tempi nel famoso carcere statunitense di San Quintino e che, quando usci, divenne uno scrittore, disse che “la prigione è una fabbrica che trasforma gli uomini in animali. Le probabilità che uno esca peggiore di quando ci è entrato sono altissime”. Se è vero, e i dati lo confermano, in quella fabbrica i minorenni non dovrebbero entrare. Per il loro bene e per il bene di chi sta fuori.