Ora attenti a non sprecare sei anni

Se le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina sono in calendario per il 2026, la scadenza è in realtà molto più vicina di quanto non appaia

Milano, 16 febbraio 2020 . L'espressione più efficace si deve a Luca Zaia, governatore del Veneto, che si appella al governo perché «eviti di aprire l’ufficio complicazione affari semplici». L’approvazione, l’altra sera in Consiglio dei ministri, della «legge olimpica» è una bella notizia, purché alle buone intenzioni seguano celeri realizzazioni e una rapida conversione del decreto da parte del parlamento perché, per dirla con il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, «non si può perdere tempo, occorre muoversi rapidamente per non arrivare alla scadenza con il fiatone». Se le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina sono in calendario per il 2026, la scadenza è in realtà molto più vicina di quanto non appaia.

D'altra parte i precedenti di grandi eventi realizzati in pieno affanno non mancano. Persino una manifestazione riuscita come Expo 2015 ha visto le istituzioni fare i salti mortali fino alla vigilia per poter assicurare un taglio del nastro nei tempi previsti. Anche in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino, nel 2006, gli inconvenienti procedurali hanno turbato fino all’ultimo il sonno degli organizzatori. C’è quindi da sperare che i sei anni che ci separano dai Giochi di Milano-Cortina vengano spesi nel migliore dei modi per preparare con gradualità e puntualità tutti gli aspetti necessari. La cornice ideale in queste situazioni è certamente quella di una stabilità politica concreta. Da questo punto di vista i fatti delle ultime settimane non inducono all’ottimismo: sia per la litigiosità crescente fra i partiti della maggioranza di governo, sia per l’aggravarsi della situazione economica generale. E in particolare di quella di alcune grandi aziende. Il settore aereo è contrassegnato dal fallimento di Air Italy e dalla prolungata agonia di Alitalia, resa ancora più drammatica dalle ben note vicende giudiziarie riguardanti la gestione congiunta con Etihad.

Servirebbe davvero uno scossone per rilanciare la compagnia di bandiera e far sì che il trasporto aereo diventi un moltiplicatore di opportunità per il settore turistico e produttivo in generale. Peccato, al contrario, che le difficoltà fin qui incontrate nell’individuazione di nuovi acquirenti facciano capire quanto al momento risulti poco appetibile una compagnia come Alitalia che perde ogni giorno milioni di euro. E ci sono poi gli altri settori della nostra economia, con le 150 crisi aziendali ancora in attesa di una soluzione. Dipenderà molto dalle sorti di questa legislatura. Prima dell’autunno difficilmente si potrà tornare alle urne, visti il referendum sul taglio dei parlamentari del 29 marzo e la necessaria ridefinizione dei collegi elettorali che richiederà almeno qualche mese di lavoro