ARNALDO LIGUORI
Editoriale e Commento
Editoriale

Influencer di Dio

A ben vedere, non c’è da stupirsi che un prete brianzolo di trent’anni di nome don Alberto Rovagnani abbia oltre 300 mila follower su Youtube e TikTok. Ha esordito tre anni fa con un video che iniziava affermando che “avere fede non è da sfigati” e da quel momento – fregandosene degli hater – ha visto aumentare di giorno in giorno i suoi seguaci. Non c’è da stupirsi, si diceva, perché è sufficiente rileggere la storia della Chiesa per osservare una serie lunghissima di vittorie comunicative. Furono i primi cristiani a persuadere l’Impero Romano che era più vantaggioso averli come amici piuttosto che nemici; furono i monaci a detenere il monopolio dei libri per quasi sei secoli; e furono i religiosi della Controriforma a inventare la parola “propaganda”. Da sempre la Chiesa è stata capace di adattare il suo messaggio alle innovazioni tecnologiche e, nonostante stia affrontando la più grande crisi di fede degli ultimi duemila anni, essa rimane una maestra. Non per nulla Papa Francesco ha definito la Madonna “la prima influencer di Dio”. Il messaggio cristiano è oggi più presente sui mass media di quanto non sia nella vita quotidiana degli italiani. E nel clima di mutamenti che stanno affrontando i social media da qualche anno, al Verbo non resta che farsi stories.