Editoriale

Indifferenza sopra Milano

C’è una parola incisa a caratteri cubitale sul Memoriale della Shoah a Milano. Quella parola è “indifferenza”. A battersi perché fosse posta lì è stata la senatrice Liliana Segre. “So che è una delle cose che turba di più le scuole – ha detto ieri – ma era necessario. Il 40% degli italiani adesso non vota. Perché così tante persone delega al gruppo che vota la loro democrazia?”. Un intellettuale comunista del secolo scorso come Gramsci definiva l’indifferenza come “il peso morto della storia” che strozza l’intelligenza, che “lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare”. E a ben guardare, sopra il rumore delle commemorazioni delle vittime dell’Olocausto da una parte e delle manifestazioni pro-Palestina dall’altra, ieri c’era la pesante cappa di una maggioranza che, oggi per una questione e domani per un’altra, preferisce un distaccato e irrilevante silenzio. Informarsi è difficile, comprendere è impegnativo, persino empatizzare è diventato pericoloso in questa assurda epoca. Meglio allora rifugiarsi tra sé, campare cent’anni e rimanere immobili, a peso morto.