L’EUROPA LANCIA LA SFIDA HI-TECH A USA E CINA

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SULL’INNOVAZIONE high-tech, finora l’Unione europea ha accumulato un notevole ritardo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. Con il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e Next Generation Eu sembra però finalmente pronta ad accettare la sfida, come emerge da uno studio pubblicato da Marco Visentin della Bocconi insieme a Virginia Poggi dell’Università di Bologna.

Partiamo dai ritardi...

"L’Unione europea – risponde Visentin – ha ormai preso coscienza del proprio ritardo nell’ambito high-tech, un settore dove al consolidato svantaggio rispetto agli Stati Uniti si è aggiunto il sorpasso subito da parte della Cina, il cui peso nel settore è velocemente aumentato nell’ultimo decennio. Una prima misura dello svantaggio si può ricavare guardando la nazionalità delle più grandi aziende tecnologiche al mondo per fatturato, secondo il Fortune Global 500 2020: tra le prime venti, neanche una è europea. Il vecchio continente è rappresentato solo da due imprese su 35 incluse nella classifica: la tedesca Sap (al 29° posto) e la svedese Nokia (34°)".

Come siamo sulle startup innovative?

"Nel 2000, il valore (stimato) di tutte quelle dell’Unione ammontava a 56 miliardi di euro, un terzo dei 168,4 degli Usa. In Cina, il dato era zero. Secondo le previsioni di European Startups, il 2021 dovrebbe chiudersi con un ecosistema di startup da 1800 miliardi in Ue, 14.300 in Usa e 3.700 in Cina. Non solo si è ampliata la forbice con gli Stati Uniti, ma anche quella con la Cina si è fatta sempre più significativa a partire dal sorpasso avvenuto nel 2014. E in effetti, i cosiddetti ‘unicorni’ – le startup che hanno raggiunto una valutazione di almeno un miliardo di dollari – ad aprile 2021 erano concentrati in Nord America (293) e Asia-Pacifico (197), con l’Europa relegata in terza posizione (69, un dato che peraltro include il Regno Unito)".

E gli investimenti in ricerca e sviluppo?

"Il sorpasso cinese nell’ambito delle startup precede di un anno quello nella ricerca e sviluppo. Nel 2000, la Cina spendeva in R&S lo 0,89 per cento del Pil, al di sotto dell’1 per cento italiano. Nel 2020, la spesa si attesta al 2,23 per cento, al di sopra della media Ue (2,1 per cento), ma al di sotto della media Ocse (2,47 per cento) e Usa (3,07 per cento). Il divario si amplia se si considera la spesa delle imprese in R&S, al punto che la Commissione europea ha riconosciuto che ‘nonostante vanti una ricerca di livello mondiale e industrie forti, l’Europa non trasforma la sua leadership nella scienza in leadership nell’innovazione e nell’imprenditoria’".

Vediamo invece le posizioni di vantaggio.

"C’è da dire che dei venti Paesi più innovativi secondo il Global Innovation Index 2020, i membri dell’Unione europea sono nove (a cui si aggiungono altri tre Paesi europei). Spiccano le ottime posizioni di Svezia (seconda), Paesi Bassi (quinti), Danimarca (sesta) e Finlandia (settima). Il buon posizionamento europeo può essere spiegato dalle modalità di conteggio dell’indice, il quale considera fattori importanti per l’innovazione, che però non necessariamente la determinano: istituzioni; capitale umano e ricerca; infrastrutture; sviluppo dei mercati; sviluppo delle attività commerciali; conoscenze e produzione tecnologica; produzione creativa. La Germania è nona e la Francia dodicesima, mentre gli Stati Uniti sono terzi e la Cina solo quattordicesima. Tuttavia, lo stesso rapporto sottolinea che i Paesi Ue sono indietro in termini di penetrazione del venture capital, essenziale per finanziare le startup innovative".

Che cosa sta facendo l’Ue per recuperare?

"L’Unione europea ha molto lavoro da fare per recuperare il ritardo in termini di innovazione, ma non mancano i segnali che sia disposta ad accettare la sfida. Tra le sette voci di spesa del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, infatti, figura quella relativa a mercato unico, innovazione e agenda digitale, che beneficia di circa 133 miliardi di euro nell’ultimo bilancio di lungo termine e di 10,6 miliardi in Next Generation Eu. Degli 88,16 miliardi di euro destinati complessivamente a ricerca e innovazione (83,16 miliardi dal quadro finanziario pluriennale e 5 dal Next Gen Eu), 81,4 sono assegnati a Horizon Europe 2021, il programma di ricerca e innovazione transnazionale più vasto al mondo".

Quali sono le novità?

"Se si considerano i principali programmi e fondi a titolo del bilancio di lungo termine 2021-2027, è vero che si continuano a destinare risorse significative alla politica agricola comune e a quella di coesione (rispettivamente 336,4 e 330,2 miliardi), ma 335,5 miliardi di euro sono indirizzati a ‘priorità nuove e rafforzate’. In particolare, di questi 335,5 miliardi, oltre ai 76,4 riservati a Horizon Europe, 6,8 vanno al Programma Europa digitale, 3,7 al Programma per il mercato unico e 2,8 al Fondo Invest Eu. A queste cifre si sommano 5 miliardi di euro per il programma quadro di ricerca e sviluppo e 5,6 miliardi per il Fondo Invest Eu provenienti da Next Generation Eu. L’Unione europea ha accettato la sfida, i prossimi anni saranno cruciali per determinarne l’esito".