
Il professor Damiano Palano dell'Università Cattolica
In Lombardia sono 235mila le persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare. Il 9% dei poveri d’Italia (2,7 milioni), secondo Coldiretti (analisi su dati della Relazione annuale Fead). La Lombardia è la quinta regione dopo Campania (530mila), Sicilia (oltre 364mila), Calabria (quasi 283mila) e Lazio (più di 260mila). Con le misure restrittive per contenere il Coronavirus e la perdita di opportunità di lavoro, anche occasionale, la situazione si è aggravata: oggi 3,7 milioni di persone in Italia sono costrette a chiedere aiuto per il cibo. Situazioni di difficoltà che, in mancanza di aiuti, sono destinate a far riaffiorare tensioni sociali accantonate. Milano, 26 aprile 2020 - "Il coronavirus ha evidenziato i problemi strutturali irrisolti dell’Unione europea. La ricetta sovranista è più fragile: il rischio è che possano emergere tensioni secessioniste nei singoli Stati". Il pericolo - spiega Damiano Palano, direttore del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove insegna Scienza politica - è "che in Italia si possa riaccendere una questione settentrionale che negli ultimi anni si era spenta".
Professore, qual è lo scenario più probabile? "Distinguerei tra un periodo a medio-lungo termine e uno immediato. Nell’immediato stiamo assistendo e assisteremo a conflitti tra centro e periferia a livello nazionale e tra Stato e Unione europea sulla gestione della crisi: è chiaro che una risposta è più efficace tanto più è centralizzata. A lungo medio-termine il sistema internazionale e il modello di Unione europea saranno messi in discussione: non si tratta di cambiamenti provocati dall’epidemia, ma come è sempre capitato nella storia l’epidemia accelera le fragilità esistenti. Nell’Unione europea c’è una frattura tra nord e sud: i Paesi del nord non accettano di caricarsi di una parte del debito dei Paesi del sud. E possiamo prevedere che il peso diventerà più massiccio al termine di questa emergenza". Qual è il pericolo a livello di equilibri geopolitici? "In mancanza di una risposta europea unitaria, si evidenzierà un limite che sta già emergendo. Alcuni Paesi riusciranno a superare la crisi in modo meno traumatico, mentre chi ha una capacità statale meno forte come l’Italia e la Spagna risentirà molto di più delle conseguenze del coronavirus. Questo farà emergere squilibri che sono passati in secondo piano come ad esempio la questione settentrionale in Italia. Potrebbe riemergere non nell’immediato ma nel medio lungo periodo". È più a rischio il sogno europeo o l’unione nazionale? "La crisi del sogno europeo è lo scenario più preoccupante ma più credibile. Speriamo che non sia così e che si trovi una soluzione efficace: il mio sospetto è che i Paesi del nord cederanno qualcosa sulla gestione dell’emergenza coronavirus ma che i grandi temi riguardo la gestione del debito rimarranno così come i problemi strutturali dell’Unione europea". I movimenti sovranisti troveranno nuovo vigore? "La risposta sovranista è più fragile rispetto a cinque anni fa. Proprio il fallimento di questa ricetta può avere come effetto il riemergere di tensioni secessioniste e autonomiste".