Campari, utili quasi dimezzati. Il lockdown azzoppa un simbolo della Milano da bere

Un 2020 complicato per il Gruppo che chiude con un calo del -39% rispetto al 2019

Quando si potevano fare gli aperitivi

Quando si potevano fare gli aperitivi

Milano, 18 febbraio 2021 - Il 2020 da dimenticare per chi "vive" di aperitivi messi in cantina dai prolungati lockdown. Così non deve stupire se il Gruppo Campari ha chiuso l'anno appena passato con un calo consistente delle vendite (-17,4%), scontando il peso predominante, pari a circa il 70% dei ricavi pre-Covid, del consumo negli esercizi commerciali. Per l'Italia, ha spiegato  Campari, è stato "un anno molto volatile" con le performance trimestrali che "hanno riflesso le restrizioni connesse al Covid-19", come dimostra il -24,4% del primo trimestre, il -39,3% del secondo, il +35,4% del terzo, che ha beneficiato della temporanea riapertura dei locali, e il nuovo calo del 32,6% del quarto trimestre, quando sono state introdotte nuove restrizioni. L'utile netto. si è attestato a 187,9 milioni (-39,1%) dopo rettifiche operative, finanziarie e fiscali per 14,2 milioni senza le quali il calo sarebbe stato contenuto al 24,4%. 

L'analisi

"La nostra performance complessiva nel 2020 ha evidenziato una forte resilienza del business e solidi trend per le principali combinazioni prodotto-mercato nel canale off-premise (fuori dai locali commerciali, ndr), come dimostrato da dati di consumo in crescita a doppia cifra», ha commentato il ceo Bob Kunze-Concewitz. A Piazza Affari il titolo del gruppo, che non ha dato indicazioni quantitative sul 2021, esercizio per cui si mantiene "cauto", scivola del 4,26% a 9,34 euro. Ad aver risentito maggiormente il calo delle vendite "sono stati in particolare AperolCampari e degli aperitivi Campari Soda e Crodino", con la sola eccezione dell'Aperol Spritz "che ha registrato una crescita a doppia cifra grazie al consumo casalingo». Bene anche le vendite fuori dagli esercizi commerciali, con Aperol e Campari che hanno registrato una crescita del 25%".

Simbolo di milanesità

La società viene fondata da Gaspare Campari che nel 1860 avvia una distilleria a Milano a cui seguirà poi l'apertura del Caffè Camparino nella Galleria Vittorio Emanuele . Alla morte del fondatore, la gestione dell'azienda, già allora nota per il suo Bitter destinato a diventare anch'esso un'icona di milanesità,  passa a uno dei suoi cinque figli, Davide Campari. Sarà proprio Davide a dare un decisivo impulso alla società, sia sul piano dello sviluppo industriale: da una parte con l'apertura nel 1904 degli stabilimenti di Sesto San Giovanni e dall'altra concentrando la produzione su due prodotti, il Bitter e il Cordial. Nel 1910 viene trasformata in Davide Campari & C. Nel 1932 inizia la produzione del Campari Soda e fu decisa una efficace campagna pubblicitaria affidata ai manifesti del futurista Fortunato Depero, a cui si deve la creazione dell'originale bottiglietta del Campari Soda, dalla forma conica a "calice rovesciato", altro must della Milano da bere che verrà poi  

 

L'ultima erede

Nel 1982, l'ultima erede della famiglia Campari, Angiola Maria Migliavacca, vende la Davide Campari - Milano a Erinno Rossi Domenico Garavoglia che ne diventano proprietari. Dal 1994 il figlio di Domenico, Luca Garavoglia, classe 1959, laurea alla Bocconi è presidente della società, nonché numero uno della famiglia che controlla la maggioranza della Campari. Inserito dalla rivista americana Forbes nella lista dei dieci imprenditori più ricchi d'ìItalia nel 2019, a lui si deve una politica di grande sviluppo societario attraverso una ventina di acquisizioni di altri operatori del settore, che portano in dote i marchi Crodino, Cynar, Lemonsoda, Oransoda e Biancosarti (dalla olandese Bols), Zedda Piras e Glen Grant (da Sella&Mosca) e successivamente Averna e Braulio, notissimi marchi di amari. Nel 2001 Campari si quota alla Borsa di Milano  

 

La svolta olandese

All'inizio del 2019 viene portata a termine  la fusione tra Alicros, la società italiana che ha il controllo del gruppo Campari, e Lagfin, un'accomandita con sede in Lussemburgo che ha la maggioranza di Alicros. In questo modo viene accorpato il controllo del gruppo in Lagfin, con la conseguente scomparsa di Alicros. Nella Lagfin Luca Garavoglia ha la maggioranza (51% del capitale e 64% dei diritti di voto), mentre un'altra quota del 46% detenuta nella cassaforte lussemburghese del Gruppo dalla sorella Alessandra è intestata a una fiduciaria della banca ginevrina Pictet. Nel febbraio 2020, dopo l'approvazione dei conti 2019, il cda di Campari ha inoltre proposto agli azionisti lo spostamento della sede legale del Gruppo in Olanda con la trasformazione della forma societaria in una società per azioni olandese). Il Gruppo ha comunque assicurato che la sede fiscale continuerà a rimanere in Italia.