Covid Lombardia, scende l'indice Rt ma aumentano i decessi. "Decisivi prossimi 7-10 giorni

La speranza è appesa all’andamento dei contagi. Dopo il 3 dicembre le zone rosse potrebbero sostanzialmente ottenere le regole delle attuali zone arancioni

Covid in Lombardia, scende l'indice Rt

Covid in Lombardia, scende l'indice Rt

Milano, 16 novembre 2020 - Sono stati 181 ieri i morti di Covid in Lombardia: è il dato più pesante su un bilancio che ha raggiunto le 19.367 vittime in pandemia, e sarà l’ultimo a migliorare anche in questa seconda ondata che ieri ha mandato altre venti persone in terapia intensiva (837 i ricoverati in tutta la Lombardia) e altre 160 nei reparti, arrivati a 7.781 pazienti Corona. La speranza è appesa all’andamento dei contagi: ieri, con 38.702 tamponi caricati nel sistema di sorveglianza, i nuovi positivi al coronavirus in Lombardia sono stati 8.060 (di cui 479 “debolmente positivi“ e 83 a seguito di test sierologico). Il rapporto tra tamponi e positivi è del 20,8%, due punti percentuali meno di sabato (quando i tamponi erano stati 35.550) ma quasi due più del 19,1% di venerdì che aveva visto un’infornata record da 55.636 tamponi.  Nel Milanese i nuovi contagiati ieri sono stati 3.302 di cui 1.266 a Milano città, mentre la Brianza ne ha aggiunti 1.140. Nell’ultimo monitoraggio dell’Ats Metropolitana, l’indice di propagazione del contagio Rt risulta ancora in lenta discesa, tra 1,16 e 1,26 a seconda che si consideri la data del tampone oppure la clinica.

Per approfondire - Indice Rt, cos'è e perchè è importante?

Focolai ai pranzi di famiglia: ecco come viaggia il Covid

I numeri del contagio crescono, preoccupano, convincono i sindaci a firmare ordinanze con obblighi e regole più stringenti. Ogni giorno si contano i positivi e i decessi da covid, si cerca di arginare il contagio e di ragionare sui numeri, sui luoghi dove più si possono sviluppare cluster e situazioni in cui i focolai si accendono. Non è semplice mappare la diffusione, soprattutto ora che i numeri sono a tre cifre, ma alcune certezze derivano dall’analisi dei dati, delle segnalazioni. Per esempio, a Cesano si è verificato un aumento esponenziale dei contagi nelle ultime settimane: moltissimi, secondo le analisi anagrafiche del Comune, sono appartenenti allo stesso nucleo famigliare ma vivono in case diverse. Stessa cosa a Buccinasco: anche qui la maggior parte dei contagiati è legato da un vincolo di parentela ma non abita sotto lo stesso tetto. Se ne deduce che il contagio avviene, verosimilmente, per incontri tra famiglie.

Speranza: "Decisivi i prossimi 7-10 giorni"

Ottimista il ministro della Salute, Roberto Speranza che, in un'intervista a La Stampa, afferma che saranno decisivi "i prossimi 7-10 giorni".  "Resto molto prudente - spiega -, ma i nostri esperti del Cts ci dicono che la curva dei contagi si va stabilizzando". Sottolineando che "è ancora presto per dirlo", Speranza ammette però che "ci sono valide ragioni per credere che le ultime misure comincino a dare qualche risultato". Sul vaccino anti Coronavirus il ministro conferma che "all'inizio avremo dosi per 1,7 milioni di persone (personale medico-sanitario e Rsa)", ma chiarisce che per "le vere vaccinazioni di massa dovremo aspettare il secondo semestre del 2021".

Conte pensa a un Dpcm dedicato al Natale

Con questi dati diventa difficile arrivare alla deroga natalizia alle restrizioni che il premier Conte avrebbe voluto fare. Ma per decidere, si osserva a palazzo Chigi, ci sono ancora 18 giorni. Il vecchio Dpcm scade infatti il 3 dicembre e per i primi giorni di quel mese Conte vuole il nuovo provvedimento: tutto dipenderà dai dati dell’1-2 dicembre. Se l’Rt dovesse scendere sotto 1 si potrebbe eliminare del tutto il coprifuoco. Altrimenti l’idea è spostarne l’inizio alle 23 o alle 24. Possibile anche che scatti alle 23, ma a mezzanotte la sera del 24 dicembre e magari un po’ più in avanti a Capodanno. Il nuovo Dpcm dovrebbe mantenere la suddivisione in tre fasce ma ‘addolcendole’ per consentire la riapertura di bar e ristoranti fino alle 23 in zona gialla e fino alle 18 in zona arancione. Per i ristoranti ci sarebbe comunque il limite di non più di sei persone per tavolo. Conte vorrebbe riaprire i negozi al dettaglio in zona rossa con limiti rigorosi sul numero di clienti che possono accedere contemporaneamente, e sempre per consentire lo shopping l’idea è anche riaprire i centri commerciali nei weekend nelle zone arancioni e mantenerli chiusi solo nelle zone rosse. Nelle zone arancioni verrebbe anche eliminato il divieto di spostarsi nei comuni della regione mentre nelle zone rosse verrebbe tolto quello di spostarsi salvo che per motivi di lavoro, salute o necessità: le zone rosse avrebbero sostanzialmente le regole delle attuali zone arancioni, quindi spostamenti solo nel comune. Per il cenone niente divieti tassativi che sarebbero inapplicabili, ma la raccomandazione è cercare di evitare gli inviti e comunque non superare le sei persone al di fuori del nucleo familiare e comunque, se ci sono ospiti, mantenere mascherina e distanziamenti. 

DPCM NATALE - LE IPOTESI PER LA ZONA ROSSA

A Milano apre il drive-through più grande d'Italia

Oggi intanto nell’ex parcheggio dell’Expo al Parco di Trenno, in via Novara, aprirà ai “corridoi scolastici“ il punto tamponi rapidi più grande d’Italia: un drive through da otto corsìe e 800 test al giorno. Anzi, in sei ore perché sarà operativo dalle 8 alle 14, da lunedì a sabato. Allestito dai militari del Primo Reggimento trasmissioni su duemila metri quadrati, è gestito dai sanitari dell’ex ospedale militare di Baggio che si occupano dei prelievi insieme all’Asst Santi Paolo e Carlo che cura l’attività amministrativa e le analisi di laboratorio per i tamponi molecolari che scattano quando il test dell’antigene risulta positivo. Il drive through di via Novara (uno dei tre allestiti in città, gli altri partiranno nel parcheggio di Romolo e a Linate) è riservato agli studenti e al personale scolastico che abbiano sintomi simil-Covid, le sole categorie che possono avere tamponi senza prenotazione purché abbiano l’indicazione del medico curante.

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Covid, era in Italia già da settembre 2019: lo studio dell'Istituto dei Tumori

In uno saliscendi di contagi, c'è una domanda alla quale si fa ancora fatica a dare risposta certa: quando è iniziata l'epidemia? Uno studio congiunto dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano con l’università Statale e l’università di Siena, pubblicato sulla rivista Tumori Journal, ha  confermato che il virus della nuova Sars era in Italia già da settembre 2019. Lo studio ha cercato gli anticorpi del Covid-19 nei campioni di sangue di 959 volontari che tra settembre 2019 e marzo 2020 si erano sottoposti al controllo annuale del programma Smile, uno screening su fumatori ed ex forti fumatori ultracinquantenni per la diagnosi precoce del tumore del polmone. E sono stati trovati anticorpi in 111 di loro, positivi alle IgG e o alle IgM: vengono da 13 regioni, più di metà dalla Lombardia, e il 14% aveva fatto il prelievo a settembre. Tra i titolari precoci degli anticorpi non ci sono solo lombardi, ma anche veneti, un emiliano, un ligure, un laziale. Ma soprattutto, sottolinea Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’Istituto dei tumori, in sei dei 111 i ricercatori di Siena hanno trovato gli anticorpi ’neutralizzanti’ del Sars-CoV-2, cioè capaci di ucciderlo, quando sono stati messi in coltura col virus vivo; e quattro avevano fatto il prelievo in ottobre.

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