
I Pooh (Bettolini)
Milano, 10 giugno 2016 - Chi fermerà la musica? I residenti del quartiere di San Siro. I Pooh lo sanno e per questo hanno preparato il megashow in scena al “Meazza” oggi e domani con il cronometro alla mano: 2 ore e 45 minuti di canzoni che, con le parti parlate, fanno 3 ore tonde tonde. L’ultimo kolossal di una carriera costruita sulla voglia di stupire, come dimostrano i 50 brani messi a punto in queste ultime settimane di prove. «San Siro è il luogo per eccellenza dei grandi concerti» dicono. «Quando ci è stato proposto abbiamo risposto sì, felici e al tempo stesso intimoriti dalla sfida di riempirlo. Quando poi ci è stato prospettato il raddoppio siamo rimasti stupefatti e quando si è fatta avanti addirittura l’ipotesi di una terza replica ci siamo morsi le labbra al pensiero di dover rinunciare per riuscire a trasferire in tempo tutta la strumentazione a Roma». Torneranno, però, al Forum di Assago l’11 novembre e sarà quella l’ultima foto col pubblico milanese, il giro d’onore di una carriera lunga mezzo secolo. Anche se, nel febbraio del 1966, quando la band pubblicò il primo 45 giri “Vieni fuori”, cover della “Keep on running” dello Spencer Davis Group, aveva al timone Valerio Negrini così come quando partecipò al programma televisivo “Settevoci” per presentare “Quello che non sai”, rifacimento a sua volta di “Rag doll” dei Four Seasons, inserito quale lato B del 45 giri “Bikini Beat”, commissionatogli da una famosa marca di rossetti come jingle pubblicitario dei suoi prodotti.
Il primo dei membri attuali, Roby Facchinetti, arrivò a inizio estate, per sostituire alle tastiere Bob Gillot, seguito a ruota da Riccardo Fogli, al posto del bassista Gilberto Faggioli. Dodi Battaglia rilevò la chitarra di Mario Goretti nel ’68, dopo il boom di “Piccola Katy”, e Stefano D’Orazio le bacchette dello stesso Negrini (da quel momento in poi paroliere e anima defilata del gruppo) nel ’71, giusto in tempo per la consacrazione di “Noi due nel mondo e nell’anima”. L’ingaggio di Red Canzian al posto di Fogli, spinto all’abbandono dalle ambizioni soliste e dal desiderio di stare accanto alla fiamma Patty Pravo, è del ’73, alla vigilia di “Parsifal” e dei kolossal da palasport come la conosciamo oggi. «Vasco Rossi e Claudio Baglioni venivano a vedere i nostri concerti per capire come si faceva e Jovanotti arrivava accompagnato dalla mamma per ammirare il gong di Stefano». Trentuno album in studio, 6 dal vivo, 14 raccolte, 36 singoli, 66 video musicali, 100 milioni di dischi venduti. Uno scrigno dei ricordi che è un bagaglio di vita.
Oggi e domani a San Siro