Gran finale per PianoSofia, rassegna ideata Silvia Lomazzi e Luca Ciammarughi; festival di musica e pensiero perché "la musica non è solo un passatempo ma un elemento determinante nello sviluppo spirituale dell’individuo". Apertasi nei giorni scorsi con due concerti nella Biblioteca Braidense, in collaborazione con l’Archivio storico Ricordi, la rassegna si chiude sabato e domenica con una serie di appuntamenti alla Fonderia Napoleonica Eugenia, nel cuore del quartiere Isola. Luca Ciammarughi (nella foto) ci racconta cosa ascolteremo.
Maestro, qual è il tema-chiave di questa quinta edizione?
"Quello del ricordo e della rêverie. Nel concerto di apertura, con il soprano Caroline Wenborne e Silvia Lomazzi al pianoforte, è nato un gioco di parole ricordo/Ricordi: non solo un calembour; l’Archivio Ricordi è memoria storica e al contempo sogno di un futuro costruito sulla coscienza del passato. Questa coscienza ci porta a non dimenticare, accanto a quello di Puccini, l’anniversario di un altro grande: Gabriel Fauré".
A lui avete dedicato i tre prossimi appuntamenti.
"Abbiamo deciso di coinvolgere tre generazioni di interpreti. Nel pomeriggio, un giovane di straordinario talento, Nicholas Giacomelli, vincitore della Kawai International Piano Competition a Tokyo, metterà a raffronto il Fauré del Thème et Variations con altri compositori del tardo Ottocento. La parte filosofica arriverà in serata con la conferenza di Artin Bassiri Tabrizi, che essendo anche un sensibile
pianista ci condurrà nel mondo dei notturni. Alle 21 recital di un’autorità indiscussa dell’interpretazione faureana, Jean-François Antonioli. Il pianista svizzero metterà a raffronto l’ultimo Fauré con l’ultimo Chopin".
A partire da testi del semiologo Roland Barthes, “Ascolto, assenza, ricordo” avete creato un concerto.
"Dario Falcone pianoforte, Giorgio Vincenzo Pesenti, voce recitante e regia del suono di Pietro Michieletti ci accompagnano in un viaggio interiore su musiche di Couperin, Bach, Mozart, Schumann. Sono particolarmente felice di questo progetto, perché è interamente pensato e realizzato da giovani".
La chiusura è sotto il segno di Franz Schubert.
"Per la chiusura, la sera del 20, torniamo a Schubert, per me è una pietra angolare per i temi del ricordo e della retrospezione. Die schöne Müllerin, che eseguirò insieme a Blagoj Nacoski, incarna il disperato bisogno di un incanto perduto".
Grazia Lissi