Francesco Renga presenta il nuovo album: “L’altra metà” di me

Un disco che racconta i 50 anni del cantante

Francesco Renga presenta  il suo ottavo lavoro

Francesco Renga presenta il suo ottavo lavoro

Milano, 17 aprile 2019 - Canzoni della scatola. Come nel videoclip in bianco e nero di “Aspetto che torni” ripone oggetti e sogni nel piccolo scrigno che porta sottobraccio, così tra i solchi del nuovo album “L’altra metà”, Francesco Renga colleziona momenti di vita nell’attesa di dargli voce e sentimento pure sul palco del lungo tour teatrale che l’11 e 12 ottobre lo vede impegnato agli Arcimboldi, il 14 al Ponchielli di Cremona, il 23 e 24 al Creberg di Bergamo e il 5 dicembre all’Openjobmetis di Varese. Intanto venerdì prossimo (alle 18.30) il cantante bresciano incontra i fan all’“Elnòs Shopping” di Roncadelle e il 27 aprile alla Mondadori di Piazza Duomo a Milano. “Cosa metto nella scatola di questo mio nuovo album? Innanzitutto l’amore per miei figli, per la loro madre Ambra, per la mia attuale compagna Diana, ma anche per questo lavoro, per il bisogno e la voglia di rimanere connessi con un mondo in cambiamento come quello della musica», spiega Renga. «Penso proprio che il pregio di questo mio ottavo album solista, sul mercato da venerdì sia proprio quello di essere riuscito a trovare la sintesi tra tanti mondi diversi».

Perché “L’altra metà”?

«Perché dentro questo album ci sono i miei cinquant’anni di vita, trentacinque dei quali spesi a scrivere con la consapevolezza che questa è l’unica cosa che so e posso fare. Una storia che riparte da un traguardo che reputo importante. Ricordo che quando nel ’95 con i Timoria pubblicammo “2020 SpeedBall” quella data ci sembrava qualcosa di fantascientifico, da “Odissea nello spazio”. E invece sono ancora qua e il racconto continua».

Intanto c’è stato Sanremo e “Aspetto che torni”, una canzone canzone classica.

«La testimonianza che volevo portare al Festival era quella lì. Era l’inizio di questo racconto. La sua classicità, mi riallaccia agli esordi».

Che strada ha seguito nella realizzazione?

«Due anni fa sono partito da una sessantina di canzoni e poi siamo arrivati a dodici. Il tour a tre con Pezzali e Nek m’è servito per prendermi tutto il tempo necessario a far sedimentare le cose e lasciare che maturassero con calma».

Verona e Taormina saranno due eventi unici. Poi seguirà il tour.

«Sarò da solo, ma potendo avere un ospite forse chiamerei Achille Lauro. L’ho conosciuto a Sanremo e mi piace quel che sta facendo. Mi ricorda quella freschezza un po’ ruvida dei primi Timoria».

Fra gli autori del disco c’è Paolo Antonacci, figlio di Biagio. A lei piacerebbe che Leonardo e Iolanda facessero qualcosa nel mondo della musica?

«No, anche se in realtà lo fanno già. Iolanda vuole cantare e, “purtroppo”, è anche molto brava. Siccome le cose vanno fatte bene, l’ho mandata dal mio maestro di canto. Quando esce da scuola non torna a casa, ma va a studiare musica. Lei è contenta e io pure».

Sua madre che dice?

«Lei è contenta anche più di me».

A proposito di Ambra, l’ha vista recitare ne “La guerra dei Roses”.

«Sì, è bravissima. Comunque anche nella vita ha un forte temperamento».

Vi siete mai sentiti un po’ Roses?

«Assolutamente no. Fra l’altro stiamo vivendo entrambi un momento di grande serenità e con i figli siamo anche più presenti di prima».