Lombardia: obiettivo zona arancione

Il governatore Fontana: "La regione è da fascia arancione già da venerdì dal punto di vista tecnico". Ma il mondo scientifico frena. La data chiave è il 27 novembre

Lombardia zona arancione: il 27 novembre data-chiave per allentamento misure

Lombardia zona arancione: il 27 novembre data-chiave per allentamento misure

Milano, 18 novembre 2020 - Zona arancione? La Lombardia ci crede. Il primo a sottolineare che la situazione della regione è migliorata è il governatore Attilio Fontana: "La Lombardia dallo scorso venerdi è già zona arancione, dal punto di vista tecnico. Ma secondo il dpcm - spiega il governatore - una volta che i numeri sono tali da consentire il passaggio da una fascia all'altra è necessario che per due settimane questi indicatori vengano mantenuti o migliorati". Dunque "se i numeri dovessero essere quelli di oggi (Il bollettino del 18 novembre del coronavirus in Lombardia), quelli venerdì scorso o anche migliori, dal 27 novembre potremmo ambire che la nostra Lombardia esca dalla zona rossa e allentare le misure".  Dopo la conferenza Stato-regioni di ieri, in cui i governatori hanno chiesto al ministro della Salute, Roberto Speranza, di rivedere i parametri alla base della classificazione in zone, continua quindi il pressing di Palazzo Lombardia. 

Luci e ombre nei numeri lombardi

Nonostante l'ottimismo del governatore Fontana da pù parti si sollevano timori sull'ipotesi di un allentamento delle misure, anche in virtù di numeri ancora preoccupanti. Se da un lato si registra un raffreddamento degli incrementi di ricoveri e terapie intensive, dall'altra, il rapporto tra tamponi e contagi resta intorno al 20% contro un 14% nazionale, mentre le terapie intensive hanno un tasso d'occupazione ben oltre il 50%, lontano dal 30% ritenuto soglia accettabile. Ancora alto anche il numero delle vittime giornaliere (oggi 182). Il presidente però non ha dubbi: "Ci sono i primi miglioramenti determinati dall'ordinanza regionale del 22 ottobre, perché gli effetti delle misure contro il Covid si vedono dopo almeno due settimane. Quindi, tra qualche giorno dovremmo iniziare a vedere anche i benefici derivanti dal lockdown nazionale". Domani pomeriggio è prevista una videoconferenza con il presidente della Regione Lombardia e i sindaci degli altri capoluoghi di provincia lombardi per fare il punto sulla situazione. In questa seconda ondata a essere particolarmente colpite dalla diffusione del virus sono quattro province: Milano, Monza-Brianza, Varese e Como. Insieme raccolgono quasi i tre quarti dei nuovi contagi lombardi. Meno preoccupante la situazione nelle altre aree della regione.

Del Bono: Brescia zona rossa per pazienti di altre aree

"La Lombardia orientale, mi riferisco alle province di Brescia, Bergamo e Cremona, il territorio che a marzo ha pagato un tributo impressionante di vite umane e un numero altissimo di pazienti negli ospedali, in questo momento non ha un aumento di pressione sulle strutture sanitarie che proviene dalle nostre zone, ma abbiamo una forte ospitalità negli ospedali di persone che arrivano da altri territori: Monza, Varese, Milano" ha ricordato il sindaco di Brescia e vicepresidente Anci, Emilio Del Bono, durante l'assemblea 2020 dell'Anci. "Non abbiamo un andamento epidemiologico che giustificherebbe una zona rossa. Quindi - ha aggiunto il sindaco - dobbiamo comprendere cosa determina stare o meno in una zona rossa. Noi abbiamo posti letto e posti di terapia intensiva occupati in maniera importante per una gestione di natura regionale. Credo quindi che questa situazione andrebbe regolata, perché chiedere a un negoziante di tenere chiuso pur di fronte a una situazione che non lo giustifica diventa molto difficile. Credo che vadano affinate le regole, c'è da mettere a punto la questione dei 21 parametri" ha concluso Del Bono. 

Lodi: "Qui contagi bassi, allentare misure"

Dall'ex zona rossa lodigiana di inizio emergenza Covid-19 arriva un appello ad allentare le misure in atto: "Chiederemo al presidente Fontana di farsi portavoce con il ministro Speranza per allentare le misure restrittive in un territorio come il nostro che ha rispettato regole e norme e ora per fortuna ha un livello di contagio bassissimo" ha detto sindaca di Lodi, Sara Casanova. Della stessa opinione il primo cittadino di Casalpusterlengo Elia Delmiglio (comune del Lodigiano inserito nella prima zona rossa italiana lo scorso 23 febbraio): "Noi siamo favorevoli all'allentamento delle misure. I cittadini rispettano le regole e saranno responsabili anche con un lieve allentamento delle misure". 

Pavia: Lombardia sia zona arancione

Anche da Pavia un analogo appello da parte del sindaco Fabrizio Fracassi:  "Domani chiederò di mettere la Lombardia e la provincia di Pavia in zona arancione. Per noi sarebbe ottimale. Nelle zone ancora in difficoltà con il virus i sindaci possono poi attuare misure più restrittive". "E' più facile rendere omogenee le regole all'interno della regione, anche per effettuare i controlli", spiega. "Tornare in zona arancione è importante per le famiglie e le imprese. La mia preoccupazione è per i ragazzi di seconda e terza media, che hanno bisogno di tornare a scuola, e per quei negozi che sono stati chiusi dal governo con criteri poco sensati".  Per il sindaco di Pavia con un passaggio alla zona arancione "le misure non cambierebbero molto, ma darebbero un po' di fiato alle imprese". In ogni caso, conclude, "è la responsabilità e il rispetto delle regole. Le regole sono l'unica cosa che ci può portare fuori dalla pandemia".

Sondrio: spirito solidarietà deve prevalere

Per il sindaco di Sondrio Marco Scaramellini: "Lo spirito di solidarietà deve prevalere. Ci muoveremo in sintonia con gli altri sindaci dei capoluoghi. Il sistema è uno e va mantenuto tale". "Domani faremo un punto con il presidente Fontana e i sindaci dei capoluoghi della Lombardia -continua- una condivisione a livello lombardo è necessaria. Il sistema sanitario lombardo funziona a rete, con trasferimenti da una zona all'altra".  Ma, sottolinea il sindaco di Sondrio, nella cui provincia l'indice Rt è sceso a 1,23, "se i dati dovessero essere confortanti, un allentamento delle misure sarebbe ben accetto, soprattutto nei confronti di alcune categorie economiche che stanno soffrendo molto".

Il mondo scientifico frena

Gli esperti continano a invitare alla prudenza. Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive alla università Statale di Milano e direttore Malattie infettive dell'ospedale Sacco, ammonisce: "Per quanto riguarda i morti, ne vedremo anche altri. Questa cosa soltanto a dirla mi dà angoscia, ma ne vedremo ancora perché i processi sono in cammino: le infezioni che sono già avvenute fatalmente producono anche questo. Inoltre, siamo pericolosamente vicini alla fatidica soglia dei 4mila pazienti in rianimazione. E se le rianimazioni si svuotano, se hanno un ricambio, purtroppo lo hanno più con i decessi che con le dimissioni". Sulla questione zona arancione/rossa è intervenuto anche Vittorio Demicheli, direttore sanitario di Ats Milano: "Sono decisioni che non spettano ad Ats, soprattutto penso spettino al governo - ha detto  -. Dal nostro punto di vista abbiamo bisogno di accelerare la decrescita, bisogna che usciamo da questa situazione di crisi degli ospedali nel più breve tempo possibile". E per accelerare la decrescita delle infezioni, "l'unico modo è mantenere ancora per un pò le costrizioni, non solo a Milano ma in tutta Italia".