Caso Langya , 9 virus su 10 trasmessi da animali e insetti: perché e i rischi per l'uomo

L'Hiv ci viene dalle scimmie, l'influenza dalle anatre, Sars 1 e 2 dai pipistrelli come la Mers e Ebola, ora dal topo ragno arriva Langya. E il salto di specie è sempre più facile

"Siamo sempre più esposti a virus con cui, in natura, non venivamo in contatto normalmente. Le alterazioni prodotte nell'ambiente e la sovrappopolazione del pianeta sono all'origine di questo cambiamento".

A spiegarlo è Giorgio Palù, professore emerito di virologia dell'Università di Padova e presidente dell'Agenzia italiana del farmaco. "Il 70% di tutti i virus che ci hanno infettato negli ultimi 30 anni sono zoonotici, provengono da animali, il 20% da insetti (arbovirus), il resto sono virus umani con cui conviviamo da sempre. Per esempio l'Hiv ci viene dalle scimmie, l'influenza dalle anatre, Sars 1 e 2 dai pipistrelli come la Mers e Ebola, ora dal topo ragno arriva Langya". 

Alterazioni ambientali

Le ragioni di questa  vulnerabilità, sono strettamente legati al nostro modello di sviluppo. "Stiamo popolando il pianeta in maniera elevata- gli abitanti della terra sono in netta crescita e stiamo occupando tutta una serie di nicchie ecologiche che appartenevano ad animali selvatici". Non solo. "Stiamo allevando massivamente animali - mucche, maiali, polli, anatre ma anche esemplari da pelliccia - in ambienti in cui vivono a contatto tra loro. In Cina ci sono poi i mercati degli animali vivi, dove le diverse specie sono tutti insieme.

Salto di specie

Questo favorisce i virus nel salto di specie".  A questo si aggiunge, continua il virologo, "che alteriamo l'ambiente con deforestazioni, interventi che portano per esempio i pipistrelli in città. Ci si sposta, inoltre, con estrema facilità da una parte all'altra del pianeta: l'anno scorso 4 miliardi di persone hanno preso l'aereo e quindi quello che avviene in Cina oggi il giorno dopo può avvenire in Sud America". Se ciò non bastasse "il cambiamento climatico porta zone temperate a divenire tropicali e questo fa sì che nuove specie di insetti si insedino dove non erano mai state",

Langya

"Sappiamo poco del virus Langya che pure appartiene a una famiglia nota da tempo e ad alta letalità. Sappiamo che ha la sua sorgente in un roditore, un topo ragno. Il dato rassicurante è che questo virus, identificato in una paziente cinese, non sembra avere la capacità di diffondersi da uomo a uomo e pare abbia una patogenicità relativamente bassa. Langya  un henipavirus, appartiene a un genere già conosciuto dalla fine del '900, e fa parte della famiglia dei paramyxovirus, a cui appartengono altri virus che conosciamo come il parainflluenzale, il virus respiratorio sinciziale", conclude Palù, sottolineando che l'Organizzazione mondiale della sanità guarda con sospetto a questo patogeno per la sua parentela "con virus ad alta letalità".