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Sicurezza alimentare, sequestrati 170mila ettolitri di vino contraffatto: denunciate dieci persone

Maxisequestro preventivo di 170mila ettolitri di vino e 10 persone denunciate per il reato di frode aggravata in commercio nelle tre sedi della società vinicola Terre d'Oltrepò

Una vigna (Foto di repertorio)

Pavia, 22 luglio 2015 - Maxisequestro preventivo di 170mila ettolitri di vino e 10 persone denunciate per il reato di frode aggravata in commercio nelle tre sedi della società vinicola Terre d'Oltrepo, che gestisce la cantina sociale di Broni-Casteggio, in provincia di Pavia, dove è stato posto sotto sequestro, perché contraffatto, tutto il vino presente di diverse tipologie prodotte, nei vasi vinari o già imbottigliato. Questo il risultato di una operazione congiunta tra i comandi provinciali di Pavia del corpo forestale dello Stato e della Guardia di finanza e i nuclei di Milano e Brescia dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari. L'attività di indagine è stata coordinata dal sostituto Procuratore Paolo Mazza sotto la direzione del procuratore capo di Pavia Gustavo Adolfo Cioppa.

Le conclusioni a cui sono giunti gli investigatori è che la totalità del vino prodotto dalla cantina di Broni e Casteggio, riferita non solo al pinot grigio da cui erano partiti gli accertamenti ma a tutte le varietà di vino, sia bianco che rosso, non corrisponda a quanto dichiarato. Si tratterebbe, invece, del prodotto di una serie di condotte fraudolente, anche contabili, volte a commercializzare, in modo spregiudicato, vino etichettato e venduto seguendo le richieste del mercato, ma non rispondente alle reali caratteristiche del prodotto nella cantina. Il sequestro rientra nell'ambito dell'inchiesta sul vino, partita lo scorso autunno, sulla società vinicola Terre d'Oltrepo che ha già visto l'esecuzione di 64 perquisizioni ed il sequestro lo scorso marzo presso un intermediario vinicolo di 60 mila litri di pinot grigio.

I vertici della Cantina Terre d'Oltrepo, secondo gli inquirenti, erano consapevoli di commercializzare vino, per origine, provenienza e qualità diverso da quello dichiarato. Avrebbero messo in commercio, dal 2003 ad oggi, in modo fraudolento, vino a denominazione di origine controllata e a indicazione geografica protetta/tipica, risultato contraffatto per quantità, qualità e origine. L'obiettivo, si legge nella nota del corpo forestale dello Stato, era di aumentare fittiziamente i quantitativi dei vini più richiesti dal mercato nazionale ed estero, come il pinot grigio e il moscato. E' stato appurato come in cantina si facesse uso di pratiche illegali quali il taglio oltre il 15%, l'uso di carbone per decolorare anche in quantitativi eccedenti il limite consentito; introduzioni fraudolente e non dichiarate di mosto concentrato rettificato o glicerina. Inoltre dai controlli di campo sono emerse discrepanze tra dichiarazioni vitivinicole e la realtà in termini di superficie e produttività agronomica. Le dichiarazioni mendaci rendono impossibile identificare e tracciare la reale varietà e provenienza dell'uva utilizzata e la qualità e tipologia di vino prodotto.