Coronavirus, la Fase 2 di Trenord: posto a un pendolare su tre

L’ad Marco Piuri: "Il servizio cambierà con il confronto: spediti 550mila questionari. L’ora di punta dovrà sparire"

L’amministratore delegato di Trenord, Marco Piuri

L’amministratore delegato di Trenord, Marco Piuri

Milano, 23 aprile 2020 - Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord, è alle prese con la Fase 2.

Quali misure state studiando? "Ci sono due aspetti positivi, innanzitutto il metodo, che è quello del confronto tra istituzioni, associazioni di categoria e realtà che rappresentano ognuna una parte del tessuto economico e sociale della Lombardia. Secondo: è passato il concetto che in una situazione come quella attuale il trasporto pubblico deve essere l’input del ragionamento, non l’output. Di solito avviene che prima si progettano nuovi pezzi di città o si programmano grandi eventi e poi si chiede al trasporto pubblico di stare al passo. Adesso l’approccio è ribaltato". Trenord che tipo di servizio può offrire nella Fase 2? "Noi dobbiamo garantire un servizio che consenta alle persone di muoversi in sicurezza in modo da evitare che gli ospedali tornino sotto pressione. Per centrare questo obiettivo, considerato il numero di treni a disposizione, non possiamo trasportare più del 30-40% dei passeggeri che trasportavamo prima dell’emergenza Coronavirus. E perché possano essere rispettate le norme anti-contagio, questa utenza deve essere spalmata nell’arco della giornata. Detto altrimenti: prima del Coronavirus trasportavamo 820mila pendolari al giorno ma 350mila di questi, Il 42,7% del totale, si concentravano in sole 4 ore di servizio: dalle 6 alle 8 e dalle 17 alle 19. Questo nella Fase 2 non potrà avvenire, bisognerà valorizzare le fasce di morbida, come quella tra le 10 e le 16. Per poter fare questo, chiediamo alle imprese, alle Camere di Commercio e alle associazioni di categoria di dirci come intendano riorganizzare i turni dei dipendenti e quanti di questi dovranno muoversi in modo da capire come conciliare le loro esigenze e le nostre possibilità di garantire un servizio sicuro. Trenord sta già facendo questo lavoro: abbiamo inviato questionari a 550mila pendolari e faremo altrettanto con 500 imprese convenzionate". Cosa emerge dai questionari inviati ai pendolari? "Chiamati a scegliere quale debba essere la priorità del servizio nei prossimi mesi, molti di loro hanno anteposto il rispetto delle distanze di sicurezza alla puntualità. Altri hanno fatto sapere di essere consapevoli che ci vorrà più tempo per spostarsi e questo è importante perché deve essere chiaro fin da ora che per alcuni mesi non sarà più possibile arrivare in stazione all’ultimo minuto e salire sul treno ma occorrerà imparare a mettersi in fila proprio come abbiamo imparato a metterci in fila davanti al supermercato. Infine, abbiamo un 20% di pendolari che ci ha comunicato che durante la Fase 2 non tornerà ad usare il treno ma si sposterà con la propria auto perché la ritiene più sicura. Del resto, ci vorranno 2 anni per riconquistare tutta l’utenza che avevamo prima di questa emerenza" Il ritorno all’auto privata può essere persino un sollievo per chi ha la responsabilità del Tpl. "Un sollievo no, ma sicuramente è uno dei fattori che possono aiutarci a garantire il rispetto delle distanze insieme ad un ampio ricorso al lavoro da casa, alla gradualità delle riaperture e alla chiusura di scuole e università, almeno fino a settembre. Gli studenti sono il 30% dell’utenza". Ora Trenord è al 40% del servizio. Di quanto aumenterà la percentuale nella Fase 2? "Il confronto con la Regione non è ancora chiuso e, come le ho detto, abbiamo bisogno di un surplus di dati da parte delle associazioni di categoria, quindi qualunque percentuale le dessi, sarebbe imprecisa". Fatta questa premessa, quali misure sono allo studio per conciliare spostamenti e salute? "Oltre alla valorizzazione delle fasce di morbida, potenzieremo l’acquisto di biglietti sui canali digitali in modo da limitare le code nelle stazioni e avere dati utili all’organizzazione del servizio. Poi stiamo cercando di capire come introdurre sistemi di prelazione perché i clienti possano collaborare nel segnalare il loro viaggio pur non avendo i nostri treni i posti numerati. Le stazioni non sono nostre ma insieme a chi le gestisce creeremo percorsi e accessi separati, almeno nelle stazioni di maggior afflusso, ad esempio quelle milanesi. Ci sarà un percorso per chi entra in stazione ed un altro per chi esce. Sempre nelle stazioni di maggior afflusso, ricorreremo al nostro personale per regolare l’ingresso dei pendolari e valorizzeremo l’interscambio con la mobilità alternativa: a Milano questo avverrà in collaborazione con Atm con la quale stiamo valutando di usare la stessa segnaletica e creare più integrazione tra le app. Dove serve e dove possibile, aggiungeremo carrozze in modo da aumentare la capienza e gli spazi sui treni più frequentati. Ancora, aggiungeremo alla nostra app una funzione che avviserà i pendolari dello stato di riempimento del treno e farà sapere se è consigliabile salire o no. Infine, i posti segnalati a bordo dei treni: alcuni potranno essere occupati, altri dovranno essere lasciati liberi. Non è consigliabile, invece, prevedere l’obbligo di viaggiare solo seduti: significa condannare i mezzi pubblici a viaggiare non più al 30 ma al 10% di capienza. È importante sottolineare che qualunque modello si adotterà, bisogna che sia modificabile perchè stiamo affrontando una situazione senza precedenti".