Dalla "talpa" ai down di WhatsApp, Facebook e Instagram: i guai di Mark Zuckerberg

L'ad del social network più famoso al mondo ribatte alle accuse dell'ex dipendente

Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook

Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook

Zuckerberg, che ci combini? Anzi, Zuckerberg che ti combinano? Sono giornate impegnative per il miliardario americano. Dalle accuse della "talpa" sino al down contemporaneo della sua "creatura" Facebook e delle acquisite Instagram e WhatsApp: nell'ultima settimana più volte a Mark Zuckerberg è stata "tirata la giacchetta". 

La talpa

Il primo a coinvolgere l'amministratore delegato di Facebook nella bagarre è stato Frances Haugen, ex product manager di Facebook che ha accusato il colosso dei social network di anteporre "il profitto alla sicurezza" e ha ammesso di essere la "talpa" che ha fornito i documenti confidenziali pubblicati poi dal Wall Street Journal.

Il problema sicurezza

Impossibile non vedere alcune falle nel sistema di Facebook. Anzitutto in merito al contrasto alla violenza: quotidianamente diverse persone ricevono insulti, minacce e offese di ogni genere e spesso la policy del social network non contempla quei casi come degni di nota. Infatti sempre più spesso le segnalazioni, così come avviene per Instagram, a profili o post cadono nel vuoto. E' pur vero che una rondine non fa primavera e quindi non può essere sufficiente una sola segnalazione per far chiudere un profilo. Ma ormai i social network hanno raggiunto una diffusione mondiale e quindi è necessario predisporre un sistema di segnalazioni più articolato e che permetta un maggior dialogo fra assistenza e utenti. 

I dati e la privacy

Quando si grida allo scandalo per l'obbligo di mostrare il green pass al lavoro o nei locali pubblici, ci si dimentica che ogni giorno ogni persona iscritta a qualsivoglia social network comunica consapevolmente dati ben più sensibili rispetto al possesso della certificazione anticovid. Dalle foto dei figli agli esiti degli esami scolastici, passando per dettagli professionali, di salute, gusti commerciali e preferenze sessuali e religiose: sui social network molti utenti condividono di tutto.

Perché sono saltate tre piattaforme

Solo pochi giorni fa ben sei miliardi di dollari sono andati in fumo a causa delle sette ore di down contemporaneo di Facebook, Instagram e WhatsApp. Il motivo è da ricercare in una sorta di effetto domino: al di là del problema o errore tecnico che si possa essere verificato, questo non sarebbe mai successo se le tre piattaforme fossero rimaste indipendenti. Il che non significa rimanere sotto una proprietà differente, ma utilizzare strutture non interdipendenti. Il problema è il forte accentramento delle infrastrutture, riunite sotto la medesima insegna. Questo significa che, se la tendenza rimanesse la medesima, Instagram, Facebook e WhatsApp potrebbero di nuovo andare offline in contemporanea.

La risposta di Mark Zuckerberg

"E' difficile per noi assistere a una rappresentazione errata del nostro lavoro e delle nostre motivazioni - ha affermato Mark Zuckerberg un risposta alle accuse mosse dalla "talpa" -. Penso che molti di voi non riconoscano la falsa immagine della società che è stata dipinta. L'argomentazione che deliberatamente spingiamo per il profitto contenuti che fanno arrabbiare le persone è profondamente illogica". "Facciamo soldi con le inserzioni e gli inserzionisti continuamente ci dicono che non vogliono che i loro annunci siano vicino a contenuti dannosi o furiosi - ha aggiunto -. Non conosco alcuna azienda tech che vuole realizzare prodotti che rendono le persone arrabbiate o depresse. Morale, business e incentivi sui prodotti puntano tutti nella direzione opposta".