
Addetti al trasporto di rifiuti speciali con le protezioni
Milano, 4 marzo 2018 - «Il Sistri c’è solo a metà». Vincenzo Dragani è un giurista. Ma il suo linguaggio è chiaro. Parla come se davanti a sé avesse quell’esercito di imprese e artigiani chiamati a districarsi tra gli adempimenti burocratici dello smaltimento rifiuti. «Dal 2013 il Sistri è entrato nell’ordinamento giuridico», spiega Dragani, esperto in materia ambientale che lavora per Eda Pro, azienda che il 20 marzo terrà a Milano un seminario sul tema dei rifiuti. «Il Sistri è un progetto ambizioso, che l’Italia ha voluto attuare in modo meritevole. Il sistema è all’avanguardia nella lotta alle ecomafie e ai reati ambientali: prevede di tracciare i rifiuti, attraverso una piattaforma digitale, dalla loro produzione fino al conferimento al soggetto deputato al recupero o allo smaltimento».
L'attuazione, però, sta creando più di un problema a chi ha l’obbligo di adeguarsi alla normativa: enti o imprese con più di dieci dipendenti produttori di rifiuti speciali pericolosi; titolari di aziende di trasporto; centri di recupero e smaltimento. «Il funzionamento del Sistri non è semplicissimo - spiega il giurista -. Chi produce rifiuti deve inserire in questa piattaforma i dati. Non appena chiama l’impresa deputata al trasporto deve segnalare questo passaggio. Analogamente, l’impresa che carica i rifiuti dovrà farne comunicazione sul Sistri e così anche il soggetto che li raccoglie. Durante il trasporto, il tragitto è monitorato: le aziende devono installare sui camion una scatola nera in alcune officine autorizzate dal Ministero». Un sistema perfetto, «almeno sulla carta», sottolinea Dragani.
Perché la realtà è diversa. «I dati da inserire sono parecchi e occorre sempre una chiavetta Usb data in dotazione ai soggetti che devono osservare l’obbligo. Dal punto di vista normativo il sistema è ancora incompleto. Siamo in un limbo perché fino a fine anno esiste l’obbligo di iscriversi alla piattaforma e di pagare una quota, pena una sanzione. Mentre le multe per omesso tracciamento sono sospese. Resta invece ancora in vigore l’obbligo di tracciare i rifiuti in modo tradizionale, con i registri cartacei, e una volta l’anno di rispettare la comunicazione ambientale. È come se le imprese dovessero muoversi su un doppio binario almeno fino al 31 dicembre 2018 quando scadranno le deroghe».