Pedofilia più diffusa della droga. "Io, agente infiltrato nel web: così catturo gli orchi"

Milano, l’ultimo caso di un trentenne che ha adescato su internet 26 bambine fingendosi un 14enne

Polizia Postale

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Milano - Infiltrarsi e accreditarsi nelle chat clandestine dei pedofili. Scandagliare immagini e video che mischiano atrocità e perversione. L’attività di ’Mario’ – nome di fantasia –, agente sotto copertura del Centro nazionale per contrasto alla pedopornografia online della Polizia postale che negli ultimi dodici mesi ha trattato 5.243 casi e indagato 1.362 persone. Di ’Mario’ possiamo solo dire che ha 34 anni e non ha figli. Salvare i minori è la missione che porta avanti da sei anni. Complicata: a livello emotivo per l’impatto che comporta. E per la difficoltà a muoversi fra uno spazio virtuale sterminato. Con abusanti che sono uomini dall’aspetto normale e abili a camuffarsi. È successo pure di recente. Il trentenne che sul web ha adescato 26 bambine, uno degli ultimi casi scoperti dalla Procura di Milano rivelato ieri su questa testata, è un uomo di bella presenza, impiegato, fidanzatissimo. Alle vittime si presentava con la foto di un 14enne dal volto angelico. Un esempio delle caratteristiche di un fenomeno, quello della pedofilia, diffuso quanto la cocaina secondo l’allarme lanciato dal procuratore Giovanni Tarzia. "Quella di inventarsi un profilo da minorenne è una strategia tipica dei pedopornografi. Per salvaguardare la loro identità dalla polizia e fare colpo sulle vittime, spacciandosi come coetanei. Così tessono la loro ragnatela: è sufficiente che possiedano un’immagine o video perché possa scattare un meccanismo di ricatto e di estorsione".

Come funziona? "Minacciano di mandare i dati sensibilissimi ai genitori o ai follower delle loro prede se queste non inviano altro materiale. Così allargano la loro ’collezione’" .

C’è dietro un business? "Il commercio è limitato. È sistematica la permuta in ’community’ su internet e sul dark web. C’è una ricerca quasi edonistica di materiale sempre nuovo che possa appagare il desiderio sessuale illecito".

Cosa c’è alla base? "Direi una pulsione incontrollabile, indipendente dalla conduzione della vita, tutto sommato regolare. Quando parliamo di pedopornografia, è difficile fare criminal profiling: si tratta spesso di insospettabili. L’età può oscillare fra 18 e oltre 70 anni, di qualunque regione. Sono operai, impiegati e professionisti. E non per forza soli. L’unico dato ricorrente ma non costante è un passato di disagi e di abusi sessuali. In genere gli adescatori si muovono su social, app e chat dei videogiochi. Dopo la pandemia poi è aumentato il fenomeno della pedopornografia occasionale: cioè minori che scaricano contenuti pedopornografici nelle chat dedicate al gore, a volte anche solo per curiosità".

Come fa un agente sotto copertura a staccare la mente? "Tutti gli operatori possono contare su un supporto psicologico. L’attività fisica decomprime lo stress. Aiuta poter contare sull’amicizia di colleghi nei momenti di scoramento che non mancano".