La pallavolista resta incinta e viene citata per danni dalla società

La storia incredibile di Lara Lugli, accusata dalla ex società di aver taciuto l'intenzione di avere figli al momento dell'ingaggio

Lara Lugli

Lara Lugli

Una pallavolista rimane incinta, comunica la gravidanza alla società, il contratto viene rescisso ma dopo due anni la stessa società manda all'atleta una citazione per danni. Ha dell'incredibile e fa ancora più specie nelle ore in cui si celebra la Giornata dei diritti delle donne, la vicenda raccontata in prima persona da Lara Lugli, classe 1980 schiacciatrice di Carpi, Modena. I fatti risalgono al campionato 2018/2019, quando Lara era in forze all'Asd Volley Pordenone, campionato di B1, dopo aver firmato il contratto nel luglio 2018. "Rimango incinta il 10 marzo (2019) comunico alla Società il mio stato e si risolve il contratto. L'8 aprile non sono più in stato interessante per un aborto spontaneo", spiega l'atleta in un post sul suo profilo Facebook. 

"Questa la breve storia triste. Peccato che non sia breve poiché a distanza di due anni, vengo citata dalla stessa Società per danni, in risposta al decreto ingiuntivo dove chiedevo il mio ultimo stipendio di febbraio (per il quale avevo interamente lavorato e prestato la mia attività senza riserve)". 

Dall'atto di citazione in opposizione, emerge che la società accusa Lugli, "che all'epoca dell'ingaggio aveva 38 anni" precisa il documento, di aver "taciuto al momento della trattativa contrattuale la sua intenzione di avere dei figli, puntando ad un ingaggio sproporzionato, quasi del doppio rispetto ai normali ingaggi per il campionato di B1 e per l'età, 'vendendo' la sua esperienza sapendo che la sua presenza poteva risultare indispendabile. Invece ha cessato l'attività sportiva a marzo, non prestando più il suo impegno per i quattro mesi successivi, i più importanti per qualunque società sportiva". 

All'atleta dunque si rimprovera di aver chiesto un ingaggio "sproporzionato", salvo poi nello stesso documento sottolineare che con la sua presenza, la squadra si era avvicinata a tre punti di distanza dai play off, mentre dopo la rescissione del contratto il campionato aveva preso una piega negativa, con la diminuzione anche dei contributi degli sponsor. E per questo, nonostante la comprovata gravidanza fosse - nel contratto d' ingaggio - motivo di risoluzione del contratto per giusta causa, la società chiede i danni all'atleta, chiedendo al giudice di compensarli con lo stipendio ancora dovuto a Lugli.

Le reazioni

"Assist, Associazione Nazionale Atlete, scriverà al presidente del Consiglio, Mario Draghi e al presidente del Coni, Giovanni Malagó, per chiedere che cosa intendano fare per mettere fine alla vergognosa situazione per la quale le donne italiane, non avendo di fatto accesso alla legge 91 del 1981 sul professionismo sportivo, vengono esposte a casi clamorosi come quello dell'atleta Lara  Lugli: la società sportiva con cui giocava a pallavolo in serie B1 nella stagione 2018-2019 le ha chiesto giudizialmente i danni per essere rimasta incinta, accusandola di aver sottaciuto al momento dell'ingaggio della propria intenzione di avere figli e quindi di aver violato la buona fede contrattuale". E' quanto si legge in una nota dell'associazione delle atlete, dopo la denuncia della pallavolista 41enne. "Questo caso è emblematico perchè l'iniquità della condizione femminile nel lavoro sportivo è talmente interiorizzata che non solo la si ritiene disciplinabile, nero su bianco, in clausole di un contratto visibilmente nulle, ma addirittura coercibile in un giudizio, sottoponendola a un magistrato, che secondo la visione del datore di lavoro sportivo, dovrebbe condividere tale iniquità come fosse cosa ovvia. In questa spregiudicata iniziativa si annida il vero scandalo culturale del nostro Paese, che è giunto al punto da obnubilare la coscienza dei datori di lavoro sportivi, fino a dimenticare cosa siano i diritti fondamentali delle persone".