Neve in Lombardia, nel 1985 la 'nevicata del secolo'. Ma c'è chi ricorda anche il 2006

Ben 72 ore ininterrotte che misero sotto assedio Milano e tutto il Nord Italia

La grande nevicata del 1985 a Milano

La grande nevicata del 1985 a Milano

Milano, 26 dicembre 2020 - Neve in arrivo in Lombardia.  Si tratterà di una nevicata localmente importante in termini di accumuli (15-30 cm), tanto che Milano ha già pronto il piano neve. Negli ultimi anni non sono mancate le "imbiancate", anche a bassa quota, ma questa volta va prefigurandosi l'evento nevoso più importante degli ultimi 10/15 anni. E la memoria va alla storica nevicata del 1985. Fu talmente imponente da meritarsi  una voce in Wikipedia Italia. Cominciò il 13 e finì il 17 gennaio: ben 72 ore ininterrotte di fiocchi bianchi da tenere letteralmente sotto assedio Milano e molte delle città del nord.  In tempi più recenti, tra il 26, 27 e il 28 gennaio 2006, si verificò un'altra nevicata eccezionale. La sua particolarità fu che, pur essendo meno abbondante di quella del 1985 – durò metà del tempo (36-40 ore) – fece registrare un'intensità e una velocità d'innalzamento del manto nevoso da primato. Particolare fu anche la velocità con cui parte del manto nevoso si sciolse a causa della pioggia che seguì la nevicata e al successivo consistente aumento termico; la poca neve rimasta però restò al suolo per più di 15-25 giorni. La regione più colpita fu la Lombardia, con accumuli di 40–60 cm nel Milanese , 50–70 cm a Como e 78 cm a Varese; oltre al capoluogo regionale, vennero maggiormente colpite le zone della Brianza monzese e lecchese con 65/70 cm di neve. 

La 'nevicata del secolo'

A partire dal 4 gennaio, una massiccia ondata di gelo proveniente dall'artico russo (più precisamente dal mare di Kara) raggiunse il mar Mediterraneo, avanzando con estrema velocità. L'ondata di gelo, in un primo momento, provocò estese nevicate su Toscana, Umbria, Marche, Lazio (Roma compresa), Campania e anche, in misura minore, in Pianura Padana (sebbene non si trattasse di fenomeni eccezionali per il clima dell'Italia Settentrionale). A causa dell'inversione termica e dell'effetto albedo, le temperature minime in Toscana ed Emilia-Romagna scesero anche al di sotto di -20 °C. Successivamente, tra il 13 ed il 17 gennaio 1985, una depressione centrata sul mar di Corsica provocò quella che (assieme alle altre che seguirono nei giorni successivi) è ancor oggi ricordata a Milano come la nevicata del secolo o la nevicata dell'85, costituendo la nevicata più forte registrata a Milano nel XX secolo. In una sola nevicata, che durò oltre 72 ore, caddero tra i 70 ed i 90 cm di neve. Il totale dei centimetri di neve caduti raggiunse livelli record: 20 centimetri a Genova, 30 a Venezia, 40 a Padova e Treviso, 50 a Udine e Vicenza, 60 a Biella, 80 a Bologna, 90 a Brescia, 110 a Como, 122 a Varese, fino a 160 cm in Valganna a nord di Varese. Da 130 a 150 cm a Trento. A Milano, dopo 4 giorni e 3 notti di nevicata, il manto nevoso arrivava fino a 90 cm. Nevicò addirittura a Cagliari e in tutta la Sardegna.

La storica nevicata dell'85/ FOTO

Milano tra blocchi e crolli

L'eccezionalità del fenomeno provocò caos e problemi in tutto il Nord Italia, impreparato ad una simile situazione. Milano restò bloccata per tre giorni, con le strade invase da bambini in slittino e buontemponi con gli sci. Alcune strade furono nuovamente rese agibili al traffico dopo l'intervento dei carri armati della caserma Perucchetti per cercare di liberare le strade principali urbane schiacciando e spostando la neve. Vennero impiegati 650 militari di leva. Solamente le automobili con le catene montate sulle ruote erano in grado di circolare per le strade cittadine; la rampa di salita sul ponte della Ghisolfa venne bloccata per ore, causa la sbandata di un autoarticolato scivolato sulla neve depositata sul manto stradale. Per il carico eccessivo della neve, crollò il tetto del velodromo Vigorelli, mentre il nuovo palazzo dello sport (costruito nove anni prima, vicino allo stadio di San Siro), venne completamente distrutto e mai più ricostruito. I tetti di molti altri edifici pubblici e privati crollarono a causa del peso della neve accumulata, tra cui uno dei due padiglioni palestra della scuola del Sole, nel parco Trotter, mentre lungo le strade abbondavano i rami degli alberi che avevano ceduto per l'accumulo nevoso.

Scuole chiuse

In Lombardia le scuole restarono chiuse per una settimana, tranne a Milano, dove vennero aperte prima. L'esercito intervenne per le principali arterie del centro, le vie minori non poterono essere sgomberate costringendo gli studenti a recarsi a scuola con difficoltà, anche perché per rimuovere la neve dalle strade erano stati forzatamente utilizzati mezzi non specifici (ad es. gli escavatori) che l'avevano accumulata in alcuni punti dei marciapiedi, o tra le strade e i marciapiedi, rendendo ancor più difficile la circolazione del pedoni e i loro attraversamenti delle strade.

Polemiche sull'emergenza

L'amministrazione comunale milanese venne accusata di non aver provveduto a compilare in autunno la lista degli spalatori di neve occasionali da mobilitare per le emergenze neve; a tale accusa venne risposto che al solito appello annuale non vi era stata adeguata risposta di potenziali spalatori. Gli accumuli della neve, raccolta entro il centro urbano da vari autocarri, vennero scaricati in campi periferici alla città, dove resistettero fino a fine primavera, annerendosi sempre più col passare del tempo a causa dell'inquinamento cittadino.  Il blocco quasi generale della circolazione e degli aeroporti, causato dalla nevicata, fu oggetto di numerose interpellanze da parte di parlamentari, alla  Camera dei deputati durante la seduta del 16 gennaio 1985.