
Il caro affitti incide sulle scelte degli universitari che privilegiano le sedi dislocate in città meno costose
Milano – Domande in calo in Lombardia per gli esami di ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie nelle università statali. Alla vigilia della data degli esami di ammissione, che si tengono oggi giovedì 5 settembre, l’analisi delle iscrizioni che arriva da Angelo Mastrillo (docente dell’Università di Bologna in Organizzazione delle professioni sanitarie) delinea un quadro che è in linea con il trend dello scorso anno.
A livello nazionale, nei 23 corsi di laurea per infermieri, fisioterapisti, tecnici sanitari e altre professioni sanitarie delle statali, hanno presentato domanda 58.630 studenti su 33.213 posti a bando (di cui 20714 sono per infermieri). Cala in generale il numero delle domande presentate nelle università statali da 61.890 dello scorso anno alle attuali circa 58.630, pari al -5,3%, mentre considerando anche le 8 private il calo è di al -4,2%.
Tra le regioni, però, la situazione è disomogenea: 6 sono in aumento, tutte le altre in calo. Fra queste ultime, diminuiscono gli iscritti all’esame (necessario per l’immatricolazione) in 3 delle 5 università statali della Lombardia, con una media di -11,8%: da 7.200 dello scorso anno si passa a 6.349 iscritti totali, sui 4.013 posti a bando. Il rapporto che si determina è di di 1,6, più basso sia dell’1,8 dello scorso anno che di quello nazionale. Entrando nel dettaglio, ai corsi di laurea in professioni sanitarie dell’Università di Milano il calo è del -21,3% (da 3.332 a 2.623 su 1.603 posti); in Milano Bicocca è del -6,7% (da 988 a 922 su 565 posti); all’Università degli studi di Brescia si parla di un -8% (da 1.429 a 1.314 su 785 posti); a Varese, non ci sono variazioni e si confermano 638 domande su 466 posti; a Pavia, i dati sono in crescita, con un +4,9%, da 812 a 852 domande su 594 posti. Le variazioni tra le diverse università possono essere giustificate dalle scelte delle famiglie di individuare sedi meno onerose.
In generale, “una delle probabili ragioni per i cali – spiega Mastrillo – potrebbe essere la minore affluenza degli studenti delle regioni del sud rispetto agli scorsi anni. L’attuale precaria situazione economica del Paese impedisce alle famiglie di poter garantire per i propri figli gli studi al Nord, come era invece consuetudine fino al 2019, prima della pandemia. Inoltre, ora scoraggia il ‘caro affitti’ delle case, ormai quasi introvabili”. Un problema cronico ormai, che rischia di allontare gli studenti dall’intraprendere percorsi universitari, nonostante l’Italia sia tra gli ultimi Paesi in Europa per numero di laureati.
Un problema ancor più accentuato proprio nelle professioni sanitarie, che offrono comunque degli sbocchi lavorativi importanti. “Gli sbocchi occupazionali – ricorda Mastrillo – sono relativamente certi e in tempi brevi, tanto da risultare da sempre al primo posto assoluto fra tutte le varie aree disciplinari, come evidenziato dai dati di Almalaurea”.