REDAZIONE CRONACA

Genova, crollo del ponte Morandi: tutti a processo i 59 indagati

Le decisione del gup che ha invece accolto il patteggiamento di Autostrade per l'Italia e Spea. Le due società pagheranno 30 milioni

Genova, il ponte Morandi crollato

Genova - L'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci è stato rinviato a giudizio per il crollo del ponte Morandi a Genova. A processo anche le altre 58 persone imputate nel procedimento. Lo ha deciso il giudice per l'udienza preliminare Paola Faggioni. Il processo sul crollo che il 14 agosto del 2018 causò la morte di 43 persone inizierà il 7 luglio prossimo. Le accuse a vario titolo, vanno dall'omicidio colposo plurimo all'omicidio stradale, dall'omissione d'atti d'ufficio all'attentato alla sicurezza dei trasporti, dal falso all'omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Genova, il ponte Morandi crollato
Genova, il ponte Morandi crollato

Camera di consiglio

Il giudice ha deciso dopo circa un'ora e mezza di camera di consiglio. Ha letto per circa due ore i motivi per cui ha respinto tutte le eccezioni di nullità sollevate dagli avvocati degli imputati, tra cui quella che non sarebbe stato possibile leggere tutti gli atti perché sarebbe servito un software troppo costoso. Il gup ha anche mantenuto sotto sequestro i reperti del ponte Morandi. La procura aveva dato il via libera al dissequestro per consentire al Comune di completare il parco della Memoria. In precedenza, il gup aveva accolto la richieste di patteggiamento avanzata dalle società Autostrade per l'Italia e Spea, che si occupava delle manutenzioni della rete autostradale, Le due società, che erano indagate per responsabilità amministrativa, avevano già ottenuto parere favorevole al patteggiamento dalla Procura. Autostrade per l'Italia e Spea pagheranno circa 30 milioni uscendo dal processo.

Indagini preliminari

Per arrivare alle richieste di rinvio a giudizio sono stati necessari tre anni di indagini e accertamenti affidati dalla procura alla Guardia di finanza e ben due incidenti probatori: uno sullo stato del viadotto al momento della tragedia, l'altro sulle cause del crollo. Le udienze si sono svolte anche nel periodo più difficile della pandemia con l'allestimento di un'apposita tensostruttura nell'androne del palazzo di giustizia, capace di ospitare fino a 200 persone tra parti civili, imputati, avvocati. Il materiale informatico e cartaceo sequestrato e' stato stoccato dalla procura in un apposito super 'cervellone', con software e hardware avanzatissimi. Dalle indagini sul crollo, si sono sviluppati poi altri tre filoni d'inchiesta: uno sui falsi report sui viadotti, un secondo sulle barriere fonoassorbenti pericolose e, infine, un terzo sui falsi report sulle gallerie. In questi procedimenti risultano indagate circa 40 persone, di cui molte già coinvolte anche nel fascicolo sul crollo del Morandi. I tre filoni sono stati riunificati in un solo fascicolo ed entro l'estate verranno chiuse le indagini.

Undienza preliminare

L'udienza preliminare sul disastro del Morandi, è durata poco piu' di 5 mesi: per 11 udienze i pm hanno motivato le accuse, concludendo con la richiesta di rinvio a giudizio per 59 persone, tra le quali l'ex ad di Aspi, Giovanni Castellucci. I legali di alcuni imputati avevano ricusato il gup perche' avrebbe "violato il principio d'imparzialita'" esprimendo un giudizio alla firma delle ordinanze cautelari nel procedimento parallelo a quello sul crollo del viadotto, ovvero il fascicolo relativo alle barriere fonoassorbenti. Sia i giudici di appello che quelli di Cassazione avevano però respinto la richiesta. A metà marzo invece le due società, dopo il parere favorevole della procura, hanno chiesto di uscire dal processo con il patteggiamento, pagando circa 30 milioni.