Pronto soccorso, medici in fuga: anche i giovani lasciano il posto

Nella regione la media di abbandoni è più alta di quella nazionale. E la metà della sedi non viene assegnata

Medici (foto di repertorio)

Medici (foto di repertorio)

Non c’è solo la ‘fuga’ dei veterani a complicare la gestione dei Pronto soccorso: ora anche i giovani evitano la medicina d’emergenza. Un fenomeno, questo, che l’Associazione Liberi Specializzandi guidata da Massimo Minerva sta documentando numeri alla mano: in Lombardia, sui 207 posti banditi dell’ultimo soccorso per la medicina d’emergenza, 109 (quasi il 50%) non sono stati presi. Tra i 98 accettati, ben 16 sono stati abbandonati (il dato è aggiornato a mercoledì scorso), con una percentuale pari al 12,4% che supera la media nazionale del 10,2% di abbandoni. A trascinare verso l’alto il dato è il 38,9% di borse lasciate da specializzandi del San Raffaele di Milano (7 su 18), seguita dal 20% della Statale di Milano e dall’11,1% dell’Humanitas.

"Le ragioni degli abbandoni sono diverse – spiega Minerva – c’è una quota fisiologica di chi capisce che non è la sua strada. C’è poi chi aveva scelto questa specializzazione come riserva e lascia quando trova altro. La terza causa, che è quella su cui si può intervenire, è legata alle condizioni di lavoro. Parlo di turni lunghi, salti di ferie e riposo, ma anche di modalità di trattamento". Gli abbandoni non sono una prerogativa della medicina d’emergenza, ma pesano molto, perché incidono nella gestione dei Pronto Soccorso che, dopo i due anni di Covid in cui c’è stato un calo drastico degli accessi (molti inappropriati), stanno tornando a lavorare a pieno ritmo. Agli ospedali non resta che affidarsi a professionisti esterni. "La medicina d’urgenza è una delle più esposte al burnout – sottolinea Minerva – ma di questo non si tiene conto. Inoltre, è una specializzazione che difficilmente consente di fare altro, per cui questo scoraggia molti dall’accedere".

Senza nuove leve che garantiscano un ricambio generazionale, però, il rischio è che si andrà a peggiorare una situazione già precaria. Secondo l’Anaoo Assomed, "la tempesta perfetta si è poi scatenata quando il lavoro in Pronto Soccorso, caratterizzato da stress psico-fisico e numerosi turni di notte e nel week-end, è diventato gravoso per i medici oltre i 50 anni e non più attrattivo per i giovani. La miscela costituita da turni e orari senza limiti, rarefazione delle progressioni di carriera, burocrazia asfissiante, svilimento di un ruolo che una volta era professionale e oggi fattore di produzione, crescita dei rischi, in assenza di valorizzazione economica, ha portato al rifiuto dei giovani a entrare e alla fuga dei meno giovani".