Epatite acuta bambini: cosa sappiamo. "In Italia crescita casi si è fermata"

Staiano (Società Italiana Pediatri): situazione è sotto controllo. Maggiore: i casi di epatiti a eziologia sconosciuta fino ad ora descritti non sono superiori a quelli dell'ultimo triennio

Un reparto di terapia intensiva pediatrica in una recente immagine d'archivio (Ansa)

Un reparto di terapia intensiva pediatrica in una recente immagine d'archivio (Ansa)

Milano - "L'allarme" sui casi di epatite di origine sconosciuta nei bambini "persiste ancora nei genitori ma la crescita dei casi delle settimane passate mi pare si sia fermata". Lo ha sottolineato Anna Maria Staiano, presidentessa della Società italiana di pediatria, facendo il punto sui dieci casi segnalati come probabili in Italia dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. "Al momento - ha detto Staiano all'Adnkronos Salute - non ci sono ulteriori segnalazioni rispetto a quelle indicate ufficialmente e la situazione è sotto controllo, grazie anche alla sorveglianza messa in campo dalle società di pediatria". Ci sono passi avanti nella comprensione delle cause? "A livello patogenetico potrebbe esserci un legame con il Covid, ma non in tutti i casi è stata confermata la presenza del virus - ha risposto la presidentessa della Sip - Si sta facendo largo l'ipotesi che la causa eziologica sia l'adenovirus, nel Regno Unito presente in oltre il 75% dei casi. Ma non ci sono certezze. Dobbiamo continuare a sorvegliare - conclude - come stiamo facendo a livello nazionale con le nostre società scientifiche affiliate alla Sip". 

Maggiore: dati non superiori a ultimo triennio

Sulle epatiti acute dei bambini, che hanno creato preoccupazioni soprattutto in Gran Bretagna, in questa fase "siamo molto concentrati sulla realtà nazionale per cercare di capire meglio la situazione epidemiologica e avere le antenne tese. Ma non abbiamo nuovi dati. Ad oggi il fenomeno non sembra essere arrivato in Italia: i casi di epatiti a eziologia sconosciuta fino ad ora descritti non sono superiori a quelli dell'ultimo triennio" ha precisato Giuseppe Maggiore, direttore di Epatogastroenterologia, nutrizione e trapianti di fegato dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.  "Al momento non abbiamo un unico 'sospetto privilegiato' come causa di queste malattie, ma molti - continua Maggiore - questo perché le indagini sono state fatte in maniera molto approfondita nei casi che abbiamo avuto. E si è trovato, per esempio, l'adenovirus nel sangue, in alcuni casi nelle feci. Non è stato individuato un fattore unico, anche perché le analisi sono state fatte in maniera molto 'spinta' e quindi si è evidenziato anche ciò che normalmente non emerge. E' come l'indagine sul luogo del delitto: in questo momento c'è una folla di presenze ma va ancora individuato il vero colpevole, ora ancora misterioso e ben nascosto". Maggiore sottolinea che "il livello di attenzione è alto nel nostro Paese. C'è una sorveglianza a livello istituzionale, professionale e di società scientifiche. Ogni settimana facciamo il punto della situazione, difficile che possa sfuggirci l'eventuale arrivo di questo fenomeno", ha concluso Maggiore. 

Bassetti: al 90% è legato all'adenovirus

Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, in merito ai casi di epatite di origine sconosciuta nei bambini ha precisato oggi che "non ci sono grandi novità, rimangono sul piatto varie ipotesi" ma "se dovessi dare delle percentuali: al 90% è legato all'adenovirus"."Ricordiamo - ha detto - che l'adenovirus nei bambini dà un quadro leggero come una infezione simil respiratoria. In qualche modo i bambini che non sono venuti in contatto con questo virus in passato possono avere reazioni esagerate fino all'epatite. Poi c'è l'ipotesi di una sinergia tra Covid e adenovirus, e qualcuno - ha ricordato l'infettivologo genovese - parla di un virus nuovo ma su questa ipotesi mi sento un po' scettico perché nel 75% dei casi inglesi si è trovato l'adenovirus".  L'infettivologo chiarisce che "non vanno agitate le persone" perché "in tutto il mondo sono stati segnalati meno di 200 casi negli ultimi mesi, numeri importanti ma ancora limitati". Infine, secondo Bassetti, "l'argomento va studiato a livello di diagnostica molecolare, anche per dare una spiegazioni ai genitori con figli colpiti dall'epatite acuta. Possiamo escludere, e su questo voglio essere chiaro, il vaccino anti-Covid perché la maggior parte dei bambini colpiti non era vaccinato", ha concluso.  

I dati della Lombardia

Nei giorni scorsi a fare il punto sulla situazione in Lombardia era stata l'assessora al Welfare Letizia Moratti: in regione, i casi di epatite di origine sconosciuta tra i bambini registrati al 2 maggio sono 9, con ulteriori due casi che sono in corso di segnalazione e valutazione. I dati sono stati forniti dalla vicepresidente lombarda, Letizia Moratti, che ha risposto in Consiglio regionale a un'interrogazione del consigliere del M5s, Gregorio Mammì. Nello specifico, 2 casi sono stati segnalati all'Ats Milano, 2 all'Ats Insubria, 2 all'Ats Brescia e 3 all'Ats Bergamo. Di questi, 7 casi hanno riguardato bambini tra 0-4 anni, uno tra 5-9 anni e uno con più di 10 anni. Un paziente è stato trapiantato, uno ha un esito in attenzione, gli altri hanno esiti non gravi (dimessi o in miglioramento).

I campanelli d'allarme

"L'ittero è sicuramente un 'campanellone' d'allarme però se ci troviamo davanti a un bambino che pur non essendo itterico 'non è più lui', ossia lo vediamo particolarmente abbattuto e ha sintomi aspecifici come dolore addominale, diarrea o vomito, allora è bene rivolgersi al pediatra che saprà valutare la situazione. I genitori sono sensori importantissimi, nel bene e nel male". ha detto Maggiore, responsabile di Epato-Gastro-Enterologia e Nutrizione del Bambino Gesù di Roma, nel corso di una diretta Facebook organizzata dall'ospedale pediatrico per rispondere alle domande delle famiglie sulle epatiti acute di origine sconosciuta.