
L'andamento dei decessi nelle province lombarde
Milano - 30 marzo 2021 - Castello dell’Acqua, 603 abitanti in Valtellina; Torlino Vimercati, 473 anime nel Cremonese; Paisco Loveno, di appena 174 in Valle Camonica; poi la “grande“ Casaloldo, con 2.700 residenti nella Bassa Mantovana; e ancora Masciago Primo, 304 residenti nel Varesotto; Cusino, 205, fra Porlezza e il Lago di Como. Qualcuno per identificarli dovrebbe cercarli nelle pieghe di una cartina. Ma è da questi comuni, sparsi nelle grandi periferie della Lombardia, dove il Covid, nell’anno drammatico appena trascorso, ha fatto strage. Qui e in altre realtà come queste si misura, in percentuale, il record nell’impennata di decessi. A certificarlo è l’Istat. Paesi che perdevano in media una o due persone ogni anno dove all’improvviso ci si è trovati a celebrare dieci, venti funerali. Non solo Covid, certo, anche altre patologie, magari trascurate per paura dei contagi.
Ma è anche così che si raggiunge la media registrata nell’intera Lombardia: +36% di decessi nel confronto fra 2020 e la media fra 2015 e 2019: da 99mila morti a 136mila, 36mila in più. Di questi 16mila soltanto a marzo, 8mila ad aprile e 5mila a novembre. I mesi della prima e della seconda ondata. Se le province più interessate da questo fenomeno si confermano quelle più colpite nella prima fase di contagi (Bergamo, Lodi e Cremona), l’andamento dei decessi racconta proprio del peso della pandemia. Il picco di aumento di vittime, infatti, si registra a marzo, con +192% di morti iscritti all’anagrafe rispetto alla media, e a novembre con +68%.