Covid nel mondo: Mosca torna alla vita notturna, il Belgio si chiude

La capitale della Russia elimina quasi tutte le restrizioni, soprattutto a ristoranti e discoteche. In Giappone il Governo si scusa per l'incapacità di fornire cure mediche sufficienti

Il governo giapponese chiede scusa ai cittadini

Il governo giapponese chiede scusa ai cittadini

Milano, 27 gennaio 2021 - Mentre nel mondo si registrano finora 100.270.535 casi di contagio da coronavirus e 2.157.349 decessi (secondo i dati aggiornati della Johns Hopkins University), la situazione interna dei singoli Paesi varia anche in modo significativo. E, per esempio, se Mosca apre (quasi) tutto e torna alla vita notturna, il Belgio si chiude. Partiamo da Est: in Russia nelle ultime 24 ore sono stati ufficialmente registrati 17.741 nuovi casi di Covid-19, il minimo dal 29 ottobre secondo l'agenzia di stampa ufficiale Tass. I decessi sono stati 594 nel corso dell'ultima giornata, stando ai numeri forniti dal Centro operativo nazionale anti coronavirus. Dall'inizio della pandemia, sempre secondo i dati ufficiali, in Russia sono stati accertati 3.774.672 contagi e 71.076 decessi. Un andamento "positivo" che ha spinto il sindaco di Mosca, Serghei Sobyanin, a rimuovere le ultime restrizioni imposte alla capitale, spalancando la porta a una vita di fatto nomale. Tutti i locali, come bar, ristoranti, night club e discoteche, potranno tornare a servire i clienti dalle 23 alle 6 del mattino (non accadeva da novembre). L'obbligo per le aziende di mettere in smart-working almeno il 30% del personale si è poi trasformato in "raccomandazione". Resta il limite del 50 per cento della capienza per musei, cinema e teatri.  

"La situazione sulla diffusione dell'infezione da coronavirus continua a migliorare", ha scritto Sobyanin sul suo blog. "Nella scorsa settimana, il numero di nuove infezioni non ha superato le 2-3 mila al giorno. Il numero dei ricoverati è diminuito di altre migliaia di persone. Più del 50% dei letti sono liberi negli ospedali per il coronavirus, per la prima volta dalla metà di giugno dello scorso anno. La pandemia è in declino, e in queste condizioni è nostro dovere creare le condizioni per una ripresa economica il più veloce". Ma il primo cittadino avverte: "La lotta non è ancora finita, dobbiamo ancora stare attenti". 

Il Belgio

Se la capitale della Russia cerca di tornare, più possibile, alla vita pre Covid, il Belgio va in tutt'altra direzione: scatta da oggi il bando ai viaggi non essenziali all'estero, vietati fino al primo marzo. Si potrà entrare o uscire dal Paese, via terra o con aerei, solo per una ragione di necessità o urgenza, come motivi di salute o familiari seri e comprovati, urgenze legali. A chi viaggerà le autorità belghe chiederanno non solo il Passenger locator form, cioè l'autocertificazione che indica i dettagli dello spostamento, ma anche una dichiarazione sull'onore che spiega il motivo del viaggio, accompagnata dai documenti che la provano. Dopo il picco di fine ottobre, i nuovi casi registrati all'ombra dell'Atomium sono in calo progressivo ma sempre numerosi, ieri erano 1.192. 

Il Giappone

In Giappone, invece, undici prefetture sono ora in stato di emergenza. A partire da domenica, almeno 18.111 persone sono in attesa di un ricovero in ospedale o di un posto in una struttura di isolamento dopo essere risultate positive al  coronavirus. Secondo l'emittente pubblica NHK, la polizia ha anche segnalato un aumento del tasso di mortalità a casa a gennaio e nel mese di dicembre. Il primo ministro giapponese Yoshihide Suga si è scusato per l'incapacità del governo di fornire cure mediche sufficienti ai connazionali in un momento di grande pressione per la pandemia di coronavirus. "In qualità di responsabile, mi dispiace terribilmente", ha detto Suga in una sessione di una Commissione parlamentare. "Non siamo stati in grado di fornire le cure necessarie e lo riconosco perché i giapponesi si sentono ansiosi", ha aggiunto. Ora il governo del Giappone intende prorogare lo stato di emergenza imposto per cercare di contenere la diffusione del coronavirus nel Paese, dato che le misure finora introdotte non sembrano aver raggiunto risultati significativi. La riprova è anche l'aumento dei contagi a Tokyo. Lo riferiscono i media giapponesi, mentre è stato rinviato ad aprile o a maggio l'evento prova dei Giochi Olimpici. Lo stato di emergenza in vigore, che prevede la chiusura di tutti i confini, dovrebbe scadere il 7 febbraio.

Le autorità nipponiche devono anche fare i conti con uno studio che in qualche modo punta il dito contro la scelta, in agosto, di promuovere il rilancio del turismo. cosa che avrebbe rilanciato anche i contagi. A dirlo è lo studio condotto dai ricercatori dell'Università di Kyoto Hiroshi Nishiura e Asami Anzai, pubblicato sul Journal of Clinical Medicine. "Proprio quando la seconda ondata di infezioni in Giappone si era dimezzata a metà agosto dello scorso anno, il rilancio del turismo interno ha indubbiamente contribuito a riaccendere i focolai e a diffondere nuovamente il virus nel paese". La campagna "Go To Travel" era stata lanciata il 22 luglio per risollevare il settore turistico. Mappando gli spostamenti di circa 4.000 persone in 24 prefetture risultate poi infettate dal virus, e confrontando i dati prima e dopo il programma di incentivi del governo, lo studio ha evidenziato come, a fronte di un aumento dei casi nazionali di tre volte, quelli legati indubbiamente agli spostamenti dovuti alla campagna sono invece cresciuti di ben sette volte. 

Israele

Dopo aver bloccato i propri cieli, Israele ha deciso di chiudere a partire da domani mattina  alle 6 (ora locale) e fino a domenica alle 24 i confini con l'Egitto e la Giordania che erano rimasti aperti. La mossa è stata stabilita dal ministro dell'interno Aryeh Deri per impedire alle varianti del virus di entrare nel paese. Il confine del Ponte di Allenby con la Giordania sarà aperto solo per i palestinesi della Cisgiordania. Con tutta probabilità - come annunciato dal premier Benyamin Netanyahu - domani il governo deciderà il prolungamento del lockdown, che scade domenica 31, e il conseguente blocco ai voli in arrivo e in partenza dell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.