Iss: "Rt sale a 1,16. L'epidemia è in espansione"

Il report della cabina di regia: aumenta anche il tasso di occupazione nelle terapie intensive, necessarie misure restrittive

Una terapia intensiva

Una terapia intensiva

Roma - Nel periodo 17 febbraio-2 marzo 2021, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,16 (range 1,02- 1,24), in aumento rispetto alla settimana precedente e sopra 1 in tutto il range. Un valore di Rt superiore a 1 indica che l'epidemia è in espansione, con il numero di casi in aumento. È lo scenario che emerge dal monitoraggio settimanale della cabina di regia Istituto superiore di Sanità-Ministero della Salute, mentre il governo vara il nuovo decreto che stabilisce la zona rossa per tutto il Paese a Pasqua, dal 3 al 5 aprile. Il report evidenzia inoltre una importante accelerazione nell'incidenza a livello nazionale negli ultimi sette giorni: 225,64 casi per 100.000 abitanti (01/03/2021-07/03-2021) contro 194,87 per 100.000 abitanti (22/02/2021-28/02/2021).

Per quanto riguarda la situazione negli ospedali, il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è in aumento e sopra la soglia critica (31% contro il 26% della scorsa settimana). Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in crescita da 2.327 a 2.756; sale anche il numero di persone ricoverate in aree mediche (da 19.570 a 22.393). Tale tendenza a livello nazionale, sottolinea l'Iss, sottende "forti variazioni interregionali, con alcuni territori dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica e il relativo impatto, uniti all'incidenza, impongono comunque misure restrittive". Nel monitoraggio si osserva anche un forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (50.256 contro 41.833 la settimana precedente). Resta stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti (28,8%). Aumenta, invece, la percentuale di casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (37,8% contro 35,2% la settimana precedente). Infine, il 20,2% dei casi è stato rilevato attraverso attività di screening e nel 13,2% non è stata riportata la ragione dell'accertamento diagnostico.