Coronavirus, Galli: giovani più colpiti? E' che si fanno più test su asintomatici

L'infettivologo del Sacco di Milano: il vaccino arriverà presto, ma non nei prossimi mesi

L'infettivologo Massimo Galli (Dire)

L'infettivologo Massimo Galli (Dire)

Milano, 24 agosto 2020 - "Non deve meravigliarci in modo particolare se scopriamo giovani infettati e asintomatici una volta sottoposti ai tamponi. Non è che il virus ha cambiato gusti e ora colpisce di più i giovani rispetto al passato. E' che prima si facevano i test alle persone gravemente sintomatiche". Lo ha dichiarato Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, intervenendo a Omnibus su La 7.

Critico Galli in merito alla misurazione della temperatura ai figli a casa, prima di accompagnarli a scuola. "Non può funzionare -  osserva l'infettivologo -. Quanti termometri ci sono in Italia, quante tarature diverse si fanno e quanta attenzione giorno per giorno ci possiamo aspettare dai cittadini? Chi ha tre figli come deve fare ogni mattina? Questo è un intervento che va fatto a scuola. Sarebbe il caso - ha aggiunto - di ripristinare la medicina scolastica che ci siamo lasciati ormai alle spalle, sarebbe utile che a scuola si affidasse la valutazione sullo stato di salute di uno studente a una competenza tecnica".

Per quanto riguarda invece la corsa ai vaccini dei vari Paesi, tra cui l'Italia che ha annunciato da stamani l'avvio dei test allo Spallanzani, GaIli si è detto "convinto che un vaccino arriverà e anche ragionevolmente presto. Il che esclude che arrivi nei prossimi mesi e in parte il prossimo anno. Dunque, nessuna illusione - ha concluso -. Essere disattenti sui provvedimenti di prevenzione che vanno assunti significa essere di nuovo daccapo in una situazione in cui tutti vorremmo aprire qualcosa. Il virus non si può eliminare per decreto".

Rispetto alla decisione della Food and Drug Administration di autorizzare l'utilizzo della terapia del plasma dei convalescenti per curare i malati di Covid-19, annunciata da entusiasmo dal presidente Usa Donald Trump, Galli spiega: "Non ho visto i dati, se ci fosse, come annunciato, il 35% di riduzione della mortalità sarebbe un risultato buono ma non particolarmente importante". Di fatto, aggiunge, "come metodo va ancora molto standardizzato. Il professor Raffaele Bruno dell'Irccs San Matteo di Pavia ha coordinato uno studio a cui parteciperò, per capirne di più". Quanto ai diversi provvedimenti regionali che hanno accompagnato, in Italia, la fase delle riaperture post emergenza, Galli non ha dubbi: "La regionellosis è una grave malattia della sanità italiana con gravi punte di regionalite che si sono manifestate in questo momento di pandemia". Ad esempio, conclude, "il regime diverso della gestione diversa dei treni tra regioni è stata apoteosi della contraddizione da questo punto di vista".