Coronavirus Lombardia, Fontana: "Siamo in piena battaglia. Non so quando la ripartenza..."

Dati confortanti anche a Milano, ma non bisogna abbassare la guardia. L'assessore Gallera: "Zona rossa in Valseriana? Convinti procedesse il governo"

Emergenza coronavirus

Emergenza coronavirus

Milano, 7 aprile 2020 - Il paziente Lombardia è "in lento ma costante miglioramento", ha detto l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. La settima settimana in emergenza coronavirus è iniziata col bollettino a 51.534 contagiati, in aumento di 1.079 in ventiquattr’ore. Sarebbe da festeggiare come l’aumento più piccolo da sei giorni se non scontasse il rallentamento domenicale dei tamponi: 5.005 quelli nuovi processati (a fronte degli 8.107 del giorno prima) dagli ormai 31 laboratori ingaggiati, che a pieno regime hanno una potenzialità di diecimila test molecolari quotidiani. Gli ospedali lombardi, intanto, continuano a respirare: ieri era negativo per 95 unità il delta tra malati di Covid19 ricoverati in reparto (11.914) e dimessi (13.863 totali, in aumento di 437 da domenica, cui si aggiungono altri 15.212 positivi mai stati in ospedale, in aumento di 851, per un totale di 29.075 conclamati in isolamento domiciliare). Mentre i ricoverati in Terapia intensiva, 1.343, sono tornati a crescere dopo due giorni in calo, ma soltanto di 26. I morti con un tampone positivo, altri 297 che portano la strage a 9.202 vittime, sono stati più di domenica: "Auspichiamo di vedere anche su questo, che è il numero più brutto, un segno di svolta". 

Anche questa mattina, durante la trasmissione Agorà su Rai Tre, l'assessore ha sottolineato: "Tutte le realtà stanno rallentando in modo significativo, anche Brescia e Bergamo. Fino a ieri Milano aveva un andamento ancora preoccupante ma proprio i dati di ieri ci dicono che la diffusione è sotto controllo. Questo non vuol dire rilassarsi, soprattutto in una città come Milano dove dobbiamo continuare a essere molto rigorosi perchè c'è una densità di popolazione molto alta. I dati complessivamente ci fanno vedere che il sacrificio ha portato risultati".  Sulle mascherine, Gallera ha aggiunto: "Sono già state distribuite ieri ai sindaci che hanno iniziato la distribuzione. Ce ne sono altre destinate alle farmacie che, nell'arco della settimana, inizieranno a distribuirle gratuitamente alla popolazione".

Fontana: "Ripartenza? Non so quando..."

Soddisfazione, ma molta prudenza anche da parte del presidente della Regione Attilio Fontana: "I grafici sono belli da vedere, ma ci dimostrano che siamo nel pieno della battaglia, ci sono ancora tante persone nuove che si contagiano ogni giorno". "Dobbiamo finirla questa battaglia, sono convintoche si debbano mettere da parte" le polemiche, ha aggiunto il governatore in collegamento a Mattino Cinque . La pandemia "la supereremo sicuramente, i dati ci stanno dando ragione, ma queste ultime settimane sono assolutamente decisive e non dobbiamo abbassare la guardia". E riguardo ad una possibile ripartenza, Fontana ha spiegato di non volersi esprimere, affermando di "lasciare che siano gli scienziati a decidere le tempistiche. Pero' - ha aggiunto - bisogna tenere conto delle necessita' che la nostra societa' ha di ricominciare una vita. Si deve, credo, mettere insieme le due esigenze, ragionando nel rispetto primario della salute dei cittadini, ma poi anche per consentire una graduale ripresa". Ma ha ammesso: "Temo che finche' non ci sarà medicina che possa sconfiggerlo, si dovra' convivere con il virus e che dovremo cambiare stili di vita, facendo attenzione nei contatti e nel lavarci le mani".

Gallera: "Zona rossa? Regione poteva farla, ma convinti procedesse il governo"

Per quanto riguarda la mancata 'zona rossa' a Nembro e Alzano Lombardo, Gallera ha spiegato che Regione Lombardia non ha proceduto perché "quando il 5 marzo sono arrivate leccamionette dell'esercito noi eravamo convinti che sarebbe stata attivata" dal governo e "non avrebbe avuto senso per noi fare un'ordinanza. Poi il governo ha deciso di fare la zona rossa su tutta la regione". "Avremmo potuto farla noi? Ho approfondito e effettivamente c'è una legge che lo consente". Il 3 marzo, ha continuato Gallera, "ero in collegamento telefonico con il professor Brusaferro", il presidente dell'Iss, "ragionando su questo e mi ha detto che stavano chiudendo la richiesta formale per l'istituzione della zona rossa al governo. Il 5 arrivano ad Alzano e Nembro un cospicuo numero di militari e a quel punto avevamo l'indicazione che l'Iss l'aveva chiesta al governo e l'arrivo dei militari e quindi ci attendavamo l'istituzione della zona rossa", ha sottolineato. "Il 4 e 5 avremmo potuto farla? Può essere, sì, ma aveva senso farla quando avevamo l'evidenza che il governo la stava per emanare? Poi c'è stata una strategia più ampia che noi abbiamo condiviso assolutamente", ha concluso.

Rsa, si indaga sulla strage dei nonni

Acquisire documenti e cartelle cliniche. Raccogliere testimonianze e segnalazioni. Ricostrure giorno per giorno, insomma, la strage dei nonni. È quello che faranno i magistrati nelle indagini aperte dalla Procura sui casi di contagi da coronavirus nelle residenze sanitarie assistenziali milanesi, dove decine e decine di anziani sono morti e molti operatori si sono ammalati.Per ora si stanno muovendo soprattutto sul piano documentale, con l’analisi dei tantissimi esposti e denunce arrivati e delle carte presentate dalle varie strutture. Tra i vari fascicoli già aperti nei giorni scorsi, per diffusione colposa di epidemia e reati in materia di sicurezza del lavoro, anche quello, come si era saputo già il 2 aprile, nato dalle denunce di lavoratori dello storico Pio Albergo Trivulzio, dove nel mese di marzo sono morti 70 anziani.

Divieti ignorati, le ditte riaprono

Secondo la segretaria generale della Fiom-Cgil di Milano, Roberta Turi, "decine di aziende stanno riaprendo l’attività chiedendo l’autorizzazione al Prefetto in quanto si dichiarano funzionali ad assicurare la continuità della filiera delle attività “essenziali” indicate dal Governo". Il sindacato denuncia che "fino a quando il prefetto, a fronte di eventuali controlli, non adotta un provvedimento di sospensione dell’attività, possono continuare a lavorare. Alcune, pur avendo ricevuto - a detta del prefetto - il provvedimento di sospensione, sono ancora aperte. E non ci risultano sanzioni per chi viola la norma". 

I dati delle province

Milano conta 308 casi nuovi per 11.538 totali: ha ridotto d’un centinaio, rispetto a domenica, la sua velocità; mentre la metropoli ieri cresceva di 112 a 4.645 positivi al coronavirus, l’aumento più contenuto da martedì scorso. Continuano a rallentare le province più falcidiate, Bergamo (+103 a 9.815 infettati), Brescia (+137 a 9.477), Cremona (+27 a 4.260) e Pavia (+81 a 2.700), ma anche Lecco (+34 a 1.712), Mantova (+40 a 2.084), Sondrio (+23 a 614 casi). Lodi, +23 a 2.278 positivi, conferma che "l’incendio si sta spegnendo" ed è ancor più stabile la Brianza (+111, come domenica, a 3.157); solo Como (+89 a 1.473 infettati) e Varese (+102 a 1.293) vedono una leggera accelerazione su numeri assai più contenuti, che non invertono un trend "di costante riduzione, non di crollo", sottolinea Gallera.