
Una serranda abbassata
Milano, 10 marzo 2020 - «Prendiamo atto che da parte del Governo c’è stata una presa di consapevolezza della gravità del momento ma questa presa di consapevolezza deve portare ad un inasprimento delle misure in vigore in Lombardia, a partire dalla chiusura 24 ore su 24 di tutti i negozi, eccezion fatta per quelli che vendono prodotti di prima necessità, come alimentari e farmacie". Così Giulio Gallera , assessore regionale al Welfare, commenta l’annuncio scandito ieri sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ovvero l’estensione a tutto il Paese delle misure varate domenica per la sola Lombardia e 14 province che le stanno intorno (zona arancione) per contenere il diffondersi del Coronavirus. Già ieri pomeriggio, nel suo intervento in diretta Facebook, Gallera aveva chiesto più volte ai lombardi di attenersi scrupolosamente alle disposizioni del decreto nato nella tumultuosa notte tra sabato e domenica. "Un appello accorato a non uscire di casa", quello rivolto da Gallera ai lombardi. Accorato ma anche condito da alcuni dati: quelli relativi al progressivo calo di positivi al virus registrato nella (ex) zona rossa dal 3 marzo in avanti grazie alle restrizioni disposte nel frattempo. Richieste, appelli e sottolineature che erano una spia delle valutazioni che stavano via via maturando a Palazzo Lombardia: l’esecutivo regionale è infatti pronto a sostenere misure più restrittive di quelle attualmente in vigore. Soprattutto se nei prossimi 5 giorni la situazione non dovesse migliorare o se dovesse addirittura peggiorare.
L’obiettivo – meglio sottolinearlo – è preservare la tenuta del sistema sanitario, senza la quale non ci può essere via d’uscita. Le misure che si possono varare in aggiunta delle attuali e della già annunciata chiusura dei negozi sono tre: bloccare i mezzi del trasporto pubblico locale, stabilire il divieto di uscire di casa se non per procurarsi generi di prima necessità e medicine facendo definitivamente largo al lavoro da casa e bloccare la produzione. Poco dopo ecco la nota del governatore lombardo Attilio Fontana, che conferma: "Un passo necessario ma, temo, ancora insufficiente. I numeri della Lombardia e del resto del Paese ci dicono che il contagio è in continua espansione, con tutte le conseguenze che conosciamo: a partire dalla pressione sugli ospedali, in particolare sulle terapie intensive. Solo con sacrifici più importanti da parte di ciascuno di noi e con la volontà di osservare regole anche più stringenti si può superare questa emergenza".
Nel frattempo la Regione annuncia lo stanziamento di 135 milioni per le imprese e i lavoratori. E chiede al Governo di fare altrettanto. "Abbiamo acquisito il via libera anche dalle parti sociali per l’attivazione della cassa integrazione e per la cassa integrazione in deroga a favore della imprese. Il provvedimento sarà attivo con effetto retroattivo al 23 febbraio e con uno stanziamento di 135 milioni" fa sapere Fontana. "Il nostro obiettivo – spiega l’assessore regionale al Lavoro, Melania Rizzoli – è estendere a tutti i lavoratori strumenti che garantiscano indennità sostitutive del reddito che viene a mancare a causa della riduzione delle attività. Vogliamo aiutare le imprese a sospendere i rapporti di lavoro senza licenziare".