Coronavirus: mia mamma, in ospedale solo morfina senza cure

Un'anziana donna ha rischiato di essere una delle tante vittime. E' riuscita a salvarsi grazie all'intuito della figlia

Il caso era accaduto in un reparto di pneumologia

Il caso era accaduto in un reparto di pneumologia

Milano, 11 aprile 2020 - Ogni giorno vengono raccontate dai familiari di persone malate storie strazianti, che fanno riflettere. La signora Giusy di 79 anni è riuscita a salvarsi dal Covid, grazie all'intuito della figlia che ha voluto evitare di lasciarla in un ospedale dove le avrebbero dato solo della morfina. Sabato 28 marzo, le condizioni di Giusy peggiorano dopo che da giorni accusava dei forti dolori al torace e difficoltà a muovere il braccio sinistro. «Pensando, visti i suoi precedenti, a un infarto o a un ictus - dice la figlia Alessandra - avevo paura a chiamare un'ambulanza perché temevo finisse tra i pazienti di Covid 19».

In Pronto Soccorso alla paziente viene assegnato un codice giallo: «la sistemano nel reparto per i sospetti casi di coronavirus, nonostante avessi chiesto di non farlo. L'esito della radiografia al torace è di diffuso ispessimento della trama interstiziale con reperti sospetti per patologia flogistica interstiziale. Insomma, è proprio il tipo di polmonite diagnosticata ai malati di coronavirus». «Il medico – continua Alessandra – mi spiega che la situazione è compromessa e che, se non voglio vederla morire soffocata nelle successive 48 ore, mi conviene lasciarla in ospedale dove verrà accompagnata dolcemente con la morfina. Chiedo se si può tentare in ospedale una terapia antibiotica, ma la risposta è che è già troppo tardi. Mia mamma però non ha febbre, pressione e battiti sono perfetti, respira bene. Unica possibilità data dai medici: ricoverarsi e assumere morfina per lenire il dolore e farsi accompagnare a una morte da soffocamento per una polmonite dovuta, forse, al coronavirus». Così la figlia decide di portarla a casa e di farla curare a domicilio.

«È stata curata a casa dal mio medico di base e da un suo collega mio amico, dopo che noi figlie abbiamo rifiutato di farla restare in ospedale, messe di fronte a quell'unica, orribile strada». Uno dei due dottori, Paolo Gulisano, parla di «sentenza di morte non eseguita», mentre il medico di famiglia, che preferisce l'anonimato, giudica un «grave errore quello compiuto al pronto soccorso». Tornata a casa, Alessandra, su indicazione dei medici, si mette alla caccia del Plaquenil, uno dei farmaci indicati dai medici e utilizzato negli ospedali per il coronavirus, da aggiungere all'antibiotico e alle maltodestrine. «Tutte pastiglie che si prendono per bocca facilmente e che costano sei euro l'una – spiega –. È questo il valore della vita delle persone »