Coronavirus: "Mio padre è morto, vorrei piangerlo. Nessuno sa dirmi dov’è la salma"

La denuncia della figlia: "Mia madre, malata di Covid-19, è rimasta da sola in casa a vegliarlo. Lei in lacrime, io al telefono senza poter fare nulla"

Elena Gabbiadini, 43 anni insieme al padre

Elena Gabbiadini, 43 anni insieme al padre

Cerro Maggiore (Milano), 25 marzo 2020 - «Ho perso in un solo giorno mio padre e mio nonno senza neppure sapere dove siano adesso i loro corpi. Corpi messi in un sacco e poi chiusi dentro una bara della quale non ne sappiamo più niente". Una storia straziante quella della famiglia Gabbiadini, raccontata dalla figlia Elena, 43 anni che da venti risiede nel Legnanese, a Cerro Maggiore, in provincia di Milano. Il Coronavirus si è portato via nel medesimo giorno il nonno Elia di 93 anni e il padre Claudio di 70, entrambi residenti della Bergamasca a Stezzano. «Mio nonno lo hanno trovato al mattino del 16 marzo a casa sua, riverso a terra morto. Mio padre è morto la sera del medesimo giorno, dopo una forte crisi respiratoria". Il corpo del padre è rimasto per diverse ore nel letto della casa di famiglia con la moglie, malata di Covid-19, a vegliarlo nella disperazione.

"È stato inumano non poter essere presente per dare una mano, un conforto, anche solo una parola. Da quando è morto sono passate ore prima che nella notte, non senza problemi con la guardia medica, le pompe funebri lo portassero via. Mia madre è rimasta sola con lui a piangere disperata con me al telefono. La mia è stata una sensazione di impotenza che non auguro al mio peggior nemico, quella di non riuscire ad essere con mio padre quando lui aveva bisogno di me". I due corpi sono stati portati all’interno del cimitero del paese e lì lasciati per qualche giorno. "Abbiamo preso contati col sindaco ma non c’è comunque stato alcun rituale funebre e nessun parente davanti ai feretri. Il cimitero è rimasto chiuso e per i miei parenti non è stato possibile entrare. Dopo qualche giorno le bare sono state portate in una chiesa di Bergamo e da allora non ne sappiamo più nulla. Ci hanno detto che verosimilmente sono state spostate dall’esercito per la cremazione. Io mi auguro che un domani davanti alla lapide di mio padre io possa davvero sperare che sotto ci sia sepolto lui, o quello che ne rimane".

Nella casa di Stezzano rimane solo la madre di 64 anni che la figlia Elena non può ancora andare a trovare: "Devo aspettare che finisca la quarantena, poi andrò da lei e la porterò qui da noi a Cerro Maggiore. Sembra stia migliorando di salute e me lo auguro davvero. Di lacrime ne abbiamo sprecate troppe in queste settimane". Settimane di contatto telefonico, con i gentori che giorno dopo giorno peggioravano di salute, ma senza la possibilità di essere portati in ospedale, nonostante le chiamate disperate al 118: "Non è stato possibile, neppure dopo che avevano entrambi avuto forti crisi respiratorie. Si sono poi aggravati, ma non c’è stata alcuna possibilità di portarli in ospedale. Eppure sembrava ne potessero uscire. La febbre andava e veniva, poi mio padre è peggiorato. Non si reggeva in piedi ed è morto per terra in bagno".